Se si muore, il cervello rimane l’ultimo organo a spegnersi. I nuovi studi spiegano per quale motivo il cervello continui a lavorare
Sono tantissimi i racconti di persone risvegliate da un coma, o rianimate all’ultimo quando la morte stava sopraggiungendo. Tutti coloro che hanno fatto questa esperienza parlano di una sensazione di benessere, di una luce forte e di un rilassamento. Da qui gli studiosi hanno cercato di ricavare sempre più informazioni su ciò che succedesse ai neuroni prima dello spegnimento, per mostrare determinate immagini, come ultima scarica di energia.
Gli studi del cervello non sono ovviamente definitivi, si tratta di uno degli organi più complessi, e anche nel momento della morte, l’ultimo a spegnersi. Insomma, cervello e cuore i due motori dell’intero organismo, nascondono ancora tanti segreti. A quanto pare i neuroni sono capaci di continuare a vivere negli istanti dopo la morte, ovvero negli istanti successivi all’ultima frequenza cardiaca rilevata. Ma perché accade ciò? Quali sono gli studi che permettono di avere queste certezze in merito?
Un esperimento sul cervello di un maiale, cosa è venuto fuori dagli studi
In un esperimento descritto su Nature, un gruppo di neuroscienziati dell’Università di Yale ha ripristinato parte delle funzioni circolatorie e cellulari di un cervello di maiale, a quattro ore dal decesso dell’animale. Nonostante quanto suggerito dalla letteratura scientifica, i ricercatori del laboratorio di Nenad Sestan, neuroscienziato di Yale, avevano più volte notato segni di possibile sopravvivenza cellulare in alcuni campioni di tessuto cerebrale studiati per altre ricerche.
Quando hanno fatto circolare nel sistema vascolare dell’organo una soluzione chimica appositamente formulata per preservarne i tessuti, hanno notato che l’integrità delle cellule nervose sembrava preservata. Ciò stava a significare che gran parte della funzionalità dei neuroni e delle cellule di sostegno della glia e delle cellule vascolari era stata ripristinata.
Il cervello del maiale mostrava attività neuronale ma non una presa di coscienza
La nuova piattaforma di ricerca così ottenuta, ribattezzata BrainEx, potrebbe servire in futuro a risolvere un problema importante, ovvero quello di non riuscire mai a studiare un cervello interamente, una volta volta ‘morto’. Ma tante sono le domande anche sul fatto che un cervello anche staccato dal corpo potrebbe essere ancora una ‘persona’? Nel senso, avendo riattivato quei neuroni, il cervello conteneva ancora tutti i ricordi della vita di quell’animale? E soprattutto, qualcuno, o il cervello stesso, stava rivivendo? Era ancora vivo anche senza il suo corpo?
Nel cervello trattato purtroppo non sono stati osservati segnali elettrici riconducibili a una normale funzione cerebrale, e il ripristino della coscienza non è del resto mai stato lo scopo dei ricercatori. In questo senso, quindi, la risposta è negativa, o meglio ancora, si spera sempre sia negativa perché nel caso fossero emersi segnali di attività elettrica organizzata, ci sarebbe stato appunto un segnale di ‘presa di coscienza’ che avrebbe varcato importanti limiti etici. Senza contare che ogni studio che coinvolga campioni di tessuto cerebrale umano deve avere il benestare di una serie di comitati etici, non è così facile.