Gli amici, quelli veri e da tenere stretti, sono un tesoro. Ma quanti ne servono per vivere alla grande? La scienza ci indica il numero esatto.
Una ricerca indica il numero preciso di amicizie che rendono la nostra vita felice e che ci aiutano a crescere in una fase delicata della nostra esistenza. Amico uguale tesoro? Sembra proprio di sì. Resta da capire se c’è una quantità massima di amicizie o meno, scopriamolo insieme.
Se dovessimo limitarci ai numeri dei social avremmo l’impressione di essere circondati da centinaia, se non da migliaia di amici. Una bulimia di amicizie. In realtà sappiamo bene che l’amicizia è un sentimento prezioso e, come tutte le cose davvero di valore, anche piuttosto raro.
Ma raro quanto? C’è un numero ideale di amici che ci permette di avere una vita buona e di crescere bene? I Greci chiamavano philia l’amicizia e la consideravano il più nobile e virtuoso degli affetti umani. Aristotele parlava dell’amico come di «un altro sé stesso»: un alter ego che ci permette di rispecchiarci, ma non come faceva Narciso.
Per il grande filosofo l’amicizia, quella vera, non è l’amicizia di convenienza. Quella cioè dove valuto l’utilità dell’amico e cerco di tenermelo stretto perché, non si sa mai, potrebbe tornarmi utile magari per avere dei favori e così via. E l’amicizia nella sua forma più pura per lui non era nemmeno quella basata sul piacere che può darci la compagnia degli amici.
Indubbiamente avere amici è utile e ci fa piacere stare con loro, ma l’essenza dell’amicizia è un’altra. Infatti la vera amicizia per Aristotele ha a che fare con la virtù: i veri amici vogliono soltanto il bene l’uno dell’altro. Ovvero, per usare le parole impiegate nell’Etica Nicomachea, «vogliono ciò che è bene per gli amici per loro stessi».
Il meraviglioso segreto dell’amicizia
Eccolo, il meraviglioso segreto dell’amicizia: l’amico ci ama senza condizioni, per quello che siamo, indipendentemente dalle nostre qualità e dai nostri difetti. In presenza di un amico ci sentiamo stimati in quanto tali. Non per la nostra posizione sociale, il ruolo o la funzione che assolviamo nella società, l’entità del conto in banca, ecc.
Forse solo con gli amici possiamo presentarci davvero “smascherati”, senza cioè tutte le maschere che indossiamo nella vita di tutti i giorni (al lavoro, in famiglia, ecc.) per recitare la parte che tutti si aspettano da noi. Con l’amico possiamo mostrarci col nostro volto autentico, certi di trovare sempre e comunque accoglienza.
Provate a pensare di entrare in un rifugio caldo e accogliente in mezzo a una tormenta di neve. In quel momento, anche se inermi e infreddoliti, non sperimenteremmo forse la sensazione di essere nel luogo più sicuro al mondo? È la stessa sensazione cdi gioia e sicurezza che proviamo in presenza di un vero amico.
Amici: meglio averne tanti o pochi ma buoni?
A questo punto capiamo perché gli Antichi ritenessero l’amicizia una virtù importante anche per la vita politica. Più una società è composta da amici, più sarà giusta. Anzi, laddove a unire gli uomini è l’amicizia non c’è nemmeno più bisogno della giustizia, che consiste nel dare a ciascuno il suo, cioè quanto gli è dovuto.
Tra veri amici infatti si fa a gara a scambiarsi doni per rendere felice l’altro, ben più del dovuto. Impensabile poi che un vero amico ci “scontatti” o ci “banni” con un semplice clic del mouse, come accade quotidianamente sui social al minimo screzio o cenno di dissenso.
Basterebbe solo questo per capire che l’amicizia è più un fatto di qualità che di quantità. Un po’ come suggerisce il vecchio detto: «Pochi ma buoni». Adesso anche la scienza sembra aver dato la sua conferma a questa verità nota da sempre alla saggezza popolare, prima ancora che alla sapienza dei filosofi (anche se già Cicerone diceva che l’affetto che lega gli amici non va oltre le due o poche altre persone).
Quanti amici ci servono: la risposta della scienza
Di quanti amici abbiamo bisogno per vivere bene? Un quesito a cui ha cercato di dare una risposta uno studio della Fudan University in Cina. La ricerca cinese supporta anzitutto l’idea che i legami di amicizia siano particolarmente importanti durante gli anni dell’adolescenza, quando il sé personale è in via di formazione. Si tratta del momento più delicato dove abbiamo bisogno di conferme sociali.
Ma anche durante l’adolescenza non ci servono poi tanti amici. Sicuramente molti, molti meno di quelli che Facebook ci indica come tali. Già, perché gli amici di cui abbiamo veramente bisogno si possono letteralmente contare sulle dita d’una mano. Sono cinque in totale: questo il “numero perfetto” di amici che, secondo i ricercatori cinesi, basta a sostenerci nel corso della nostra crescita cognitiva e emotiva, aiutandoci anche a mantenere un buon rendimento a scuola.
Dunque l’amicizia, quella vera, si restringe a una cerchia ben limitata di persone. Malgrado quanto accade apparentemente ai teenager, che nel periodo dell’adolescenza sono costantemente circondati da gruppi di amici, il cervello umano opera già una sorta di naturale “selezione amicale”. Questo anche se a livello sentimentale pure una semplice conoscenza può essere scambiata per un’amicizia profonda.
Quando l’amicizia è anche una questione di testa
Ciò vuol dire che per il cervello poco importa se a livello sociale gli amici attorno a noi sembrano proliferare come funghi, a partire dagli “amici” dei social network. Anche se non ne siamo consapevoli, il nostro cervello considera questi contatti in modo superficiale. A differenza di quanto si può pensare, il cervello è in grado infatti di valutare la “qualità” delle persone di cui ci circondiamo e non la loro quantità.
La vera amicizia è sinonimo di rapporto stabile, con gli amici condividiamo gioie e dolori, successi e insuccessi, soluzioni e problemi. In base alla ricerca cinese emerge dunque il profondo buon senso della natura, capace di fare una selezione e di filtrare le cose che davvero ci servono a crescere, gestendo le “eccedenze” in maniera differente.
Questa selezione non vuol dire che gli amici “eccedenti” non siano degni di apprezzamento e stima. Significa soltanto che la nostra psiche li gestisce in un altro modo. Oltre la fatidica soglia dei cinque amici i rapporti si fanno più sfilacciati, la conoscenza è meno approfondita e sincera, il grado di attenzione più basso e superficiale.
Gli studiosi sono arrivati alla conclusione che esiste una sorta di aut-aut (trade-off) tra quantità e qualità delle amicizie. Avere pochi amici significa non avere nessuno con cui interagire nel caso in cui gli amici siano occupati o comunque indisponibili. Avere troppi amici invece vuol dire con ogni probabilità non avere legami troppo stretti con loro.
Né troppi amici né troppo pochi. In sostanza sarebbe il nostro stesso cervello a fissare una sorta di limite “ideale” dei nostri migliori amici. Una conferma non da poco in un’epoca dove si tende a confondere il reale col virtuale, gli amici coi follower.
Le scoperte dei ricercatori cinesi
La ricerca si è basata sui dati forniti dallo studio ABCD (Adolescent Brain Cognitive Development), il più ampio a lungo termine sullo sviluppo del cervello e sulla salute dei bambini mai condotto negli Stati Uniti. Si tratta di un’indagine che comprende 7.512 partecipanti di età compresa tra 9 e 11 anni, seguiti anche a due anni di distanza nel periodo della prima adolescenza.
Dalla ricerca cinese sono emersi chiari collegamenti tra il numero di amici stretti e la salute mentale, i problemi sociali e varie misurazioni cognitive (tra le quali la memoria, la capacità di lettura e il vocabolario). Gli esperti hanno dimostrato che il numero ottimale di amici si aggira approssimativamente sui cinque. Con meno di quattro o più di sei amici, vantaggi e benefici si riducono.
Una seconda serie di dati raccolti da oltre 16 mila adolescenti ha confermato le associazioni tra la rete di amici stretti, il benessere personale e il rendimento scolastico. Avere amici, hanno rilevato gli studiosi, fa bene al cervello: il numero di amici stretti è correlato all’area e al volume della corteccia (lo strato più esterno del cervello), in particolare all’interno della corteccia orbitofrontale, della corteccia cingolata anteriore e della giunzione temporoparietale, tutte regioni coinvolte nella rete cerebrale dedicate alle interazioni sociali.
Avere cinque amici, è emerso, è collegato a un maggiore volume in queste regioni corticali. È importante sottolineare che queste regioni del cervello sono importanti anche per l’attenzione e la regolazione delle emozioni. Cinque amici insomma per crescere col cuore e con la testa: ecco il numero perfetto.
Isolarsi dalla società? Fa ammalare di più
Un anno fa sempre la stessa università della Cina aveva pubblicato un’altra ricerca sulla rivista Neurology, mettendo in evidenza i pericoli collegati all’isolamento sociale, un fenomeno che si è diffuso soprattutto in occasione della pandemia. È risultato che isolarsi dalla società è un fattore di rischio che fa impennare del 26% il rischio di demenza e di diminuzione del volume del cervello.
Nella sperimentazione erano stati coinvolti 462.619 partecipanti britannici (età media 57 anni) sottoposti a esami diagnostici, sondaggi, risonanza magnetica, misurazioni fisiche e biologiche, test delle funzioni cognitive. A distanza di circa 12 anni è risultato che il 9% dei partecipanti (41.886 persone) ha riferito di essere socialmente isolato e il 6% (29.036 individui) di sentirsi solo.
Durante il periodo dello studio, 4.998 persone si sono ammalate di demenza. Dall’analisi è emerso che l’isolamento sociale è associato a un rischio maggiore di demenza del 26%. Emerge dunque un legame tra l’isolamento sociale e la malattia.
Verso una società senza amici?
Come dicevamo, il numero ideale di amici si attesta intorno ai cinque. Preoccupa dunque quanto rilevato nel 2021 da un sondaggio del Survey Center on American Life. Secondo lo studio gli americani stanno allargando rapidamente la loro “no-friend zone”. Ovvero hanno sempre meno amici stretti. Nel corso dell’ultimo trentennio il numero di cittadini statunitensi che afferma di non avere amici intimi si è praticamente quadruplicato, salendo al 12% (rispetto al 3% del 1990).
Sempre secondo l’indagine, quasi la metà delle persone (49%) dichiara di avere meno di tre amici stretti. Nel 1990 la percentuale era pari al 27%. È regredita molto anche la quota di chi annoverava dieci o anche più amici stretti, calata dal 33% del 1990 al 13% del 2021.
Drammatica anche la diminuzione di chi diceva di avere un migliore amico. Trent’anni fa lo potevano affermare tre americani su quattro (75%), mentre nel 2021 la percentuale è scesa al 59%. La “crisi di amicizie” ha toccato specialmente gli uomini: la percentuale di uomini senza amici è addirittura quintuplicata (passando dal 3% al 15%).
Amicizia in crisi, le cause
Tra le cause di questa rarefazione del sentimento dell’amicizia ci sono le restrizioni dovute alla pandemia, l’età più tardiva del matrimonio, la tendenza a viaggiare di più (due comportamenti che secondo la ricerca sono collegati all’autoisolamento) e a passare più tempo coi figli a scapito di altre relazioni. In più a isolare dagli amici ci sono fattori come il tempo sempre maggiore dedicato al lavoro e meno al tempo libero, il fatto che i giovani statunitensi si rivolgano sempre più alla famiglia che non agli amici. E infine la galoppante digitalizzazione della società, in particolare attraverso l’espansione dei social media.
Sono tante le cause di un fenomeno che però sicuramente non rappresenta una buona notizia. Una “friendless society” fa male al cuore e alla testa. Come abbiamo visto, anche la scienza mostra che una società senza amici, di solitari che vivono per conto loro, non fa bene a niente e a nessuno. Ennesimo paradosso in un tempo in cui non siamo mai stati tanto interconnessi.