Quello degli agenti di scorta è un mestiere duro e rischioso. Ma quanto guadagnano e come si fa a entrare nel servizio scorte?
Cosa devono imparare e quali sono i sacrifici degli uomini e delle donne che si impegnano per proteggere la vita delle persone che sono loro affidate?
Agenti di scorta. Una professione oscura e pericolosa la loro, che si svolge sempre all’interno di un cono d’ombra: quello proiettato, di fatto, dalla visibilità delle personalità che devono proteggere. Angeli custodi destinati a muoversi sempre nell’ombra, quella dell’oscurità, prima ancora che una scelta, è una necessità per chi fa questo mestiere difficile.
Paradossi di chi opera in prima linea vedendosi però costretto a muoversi come nelle retrovie, condividendo gli svantaggi del fronte (primo fra tutti il più alto rischio di incorrere nella ferita suprema: la morte fisica) senza però avere la gloria che spetta ai caduti in battaglia.
Un inevitabile “effetto collaterale” della discrezione. Che però è una componente ineliminabile e necessaria della professione. Muoversi discretamente e nell’ombra serve infatti a dare il meno possibile nell’occhio. Passare inosservati o meno può fare la differenza tra la vita e la morte. Una necessità che spesso priva questi agenti anche della divisa: sempre per non apparire, le scorte lavorano in borghese. Mai come in questo caso muoversi nell’ombra è un’assicurazione sulla vita che compensa la vulnerabilità di chi si trova letteralmente nel mirino.
Agente di scorta, un mestiere pericoloso
Che fare l’agente di scorta sia un lavoro pericoloso lo mostra un anniversario imminente, quello che ricorda il 19 luglio di trentun anni fa. Quel giorno che vide morire 5 agenti. Erano quattro uomini e una donna: scortavano il magistrato Paolo Borsellino e saltarono in aria insieme a lui nella Strage di via D’Amelio.
Quella data, rimasta impressa come un marchio a fuoco nella storia d’Italia, era il 19 luglio 1992. Col giudice Borsellino persero la vita gli agenti Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina e Emanuela Loi.
Oltre che pericoloso, fare l’agente di scorta è anche un mestiere ingrato. La discrezione e l’ombra accompagnano infatti anche dopo la morte, condannando a un’oscurità permanente quella che ancora oggi è rimasta nella memoria collettiva semplicemente come «la scorta». Come se quei cinque caduti fossero una sostanza collettiva, poco più che astrazione. Come se su di loro si fosse riversato il Lete, l’antico fiume dell’oblio. Come se non avessero avuto volti, nomi, storie, affetti tormentati dallo strazio di una morte atroce subita mentre compivano niente altro che il loro dovere.
Eroi anonimi e dimenticati dunque. Ma questo è l’amaro destino di chi, a differenza degli eroi di plastica delle fiction, i rischi del mestiere se li è presi – e se li prende – per davvero. Un rischio che nel caso dei cinque caduti di Via D’Amelio ha avuto come prezzo la vita. Pericolo di cui peraltro erano ben consapevoli. Sì, perché quella di entrare nel servizio scorte è una scelta.
Come si diventa agenti di scorta
Ma come si diventa agenti di scorta e quanto guadagna chi decide di svolgere un mestiere così rischioso e complicato, destinato a rimanere sempre nell’ombra? Agenti di scorta, come dicevamo, si diventa per scelta. Alla preparazione tecnica di base questi agenti aggiungono un addestramento supplementare, specifico e selettivo.
Tutto inizia col corso di prima formazione presso il Centro di addestramento e istruzione della Polizia di Stato (Caip) di Abbasanta (Sardegna). Cinque settimane cadenzate da test psicoattitudinali (in ingresso) e da esami di idoneità (in uscita). Dopo la prima formazione ci sono i periodi di aggiornamento (ogni tre anni).
Per diventare agente di scorta, oltre alle attitudini di base, sono richieste doti come buon senso, grande equilibrio, capacità di gestire lo stress, la formazione deontologica. Sul piano tecnico servono intelligenza, intuito, capacità di previsione e di osservazione degli scenari.
Parola d’ordine: prevenire
La funzione di un agente di scorta ha soprattutto natura preventiva. Si tratta soprattutto di evitare che la persona protetta finisca per trovarsi al centro di situazioni di pericolo, da prevenire. Per questo occorre monitorare costantemente gli scenari, anche quando la persona protetta è in luoghi sicuri, per accorgersi in tempo di possibili segnali di cambiamento e intervenire in maniera reattiva, se necessario.
Attualmente la legge italiana prevede quattro livelli di protezione: dall’1 (il più alto) al 4 (il più basso):
- Livello 1: due o tre auto blindate con tre agenti a bordo in ogni vettura.
- Livello 2: due auto blindate con tre agenti ciascuna.
- Livello 3: un’auto blindata con due agenti di scorta.
- Livello 4: Un’auto non blindata con uno o due agenti.
Quanti agenti di scorta ci sono in Italia
Gli ultimi dati resi noti dal Ministero degli Interni (risalenti a luglio 2019) riferivano di 569 persone sotto scorta in Italia. Per proteggerle, a giugno 2019 il Viminale impiegava 2.015 agenti appositamente formati per il servizio di protezione. A loro supporto c’erano anche 404 vetture blindate e 234 vetture non specializzate.
Sotto scorta, oltre ai politici (circa una novantina), ci sono soprattutto magistrati, imprenditori, giornalisti, diplomatici, alti dirigenti statali, pentiti di mafia, sindacalisti. Ci sono poi gli ex presidenti del Consiglio, della Camera, del Senato e della Repubblica che per legge hanno diritto a mantenere la scorta a vita.
A partire dal 2003 il servizio scorte è sotto la gestione dell’Ucis (Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale, fondato nel 2002 dal governo dopo l’assassinio del giuslavorista Marco Biagi). In precedenza le scorte facevano capo invece ai Prefetti. I corsi di formazione, patrocinati dall’Ucis, avvengono con modalità analoghe per polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia penitenziaria.
Secondo gli ultimi dati le scorte vengono decise nel 58% dei casi per il pericolo di un possibile attacco da parte della criminalità organizzata, per il 38% la motivazione invece è il rischio di un attentato terroristico, nel restante 4% dei casi invece la scorta viene assegnata per altri tipi di minaccia.
Quanto guadagna un agente di scorta
Degli oltre 2 mila uomini impegnati nella protezione di alte cariche dello Stato, politici, collaboratori di giustizia, magistrati e altre personalità, è difficile avere cifre ufficiali, solo tra Roma, Milano e Palermo sono 600 gli agenti impiegati per le scorte.
Lo stipendio, considerata la durezza e la pericolosità della professione, è molto basso. Oscilla tra i 1.200 e i 1.600 euro. È il prezzo del sacrificio di questi eroi destinati a rimanere anonimi. Va anche detto che in Europa l’Italia detiene il record assoluto per le scorte. Colpa, spiega un poliziotto intervistato da Panorama a febbraio 2023, della presenza nella Penisola di «una mafia molto radicata» che spiega i numeri da record del nostro Paese.