Se sei una persona che ha a cuore la propria salute, ci sono alcuni alimenti che mettono a rischio quella cardiaca: scoprili subito
Prendersi cura della propria salute è importantissimo, non solo per allontanare disagi e malattie ma anche per assicurarsi una vita lunga, sana e soddisfacente, che consenta di portare a termine tutti i propri progetti e di realizzare tutti i desideri. Per crescere ed invecchiare in salute, però, non basta evitare ciò che sappiamo fare male ma bisogna anche impegnarsi personalmente attraverso una routine ricca di attività positive come lo sport, una sana alimentazione ed anche un buon equilibrio di vita, nel lavoro e nella routine del sonno. Ecco, però, quali sono gli alimenti che danneggiano il cuore: riducili più che puoi.
Innanzitutto, per avere un cuore sano è importante praticare attività fisica in modo costante. L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia almeno 150 minuti di attività moderata-intensa ogni settimana, con almeno due sessioni di rinforzo muscolare attraverso i pesi e le resistenze. Questo minutaggio, poi, va raddoppiato quando si è in menopausa, poiché il metabolismo cambia ed ha bisogno di una stimolazione ulteriore. Anche l’alimentazione, però, incide parecchio: ecco quali sono i cibi che fanno male al nostro organo più importante, il cuore.
Il legame tra le patologie del cuore e l’alimentazione
Quando si pensa al rapporto che lega l’alimentazione quotidiana e la salute del cuore e dell’apparato cardiovascolare, spesso ci si riferisce al diabete. Questa è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue e dovuta a una alterazione nella funzione o nella quantità di insulina. In realtà, però, il diabete non è l’unica patologia che lega la salute del cuore all’alimentazione, poiché cibarsi in un modo scorretto e per molto tempo aumenta anche il rischio di altre malattie cardiovascolari, potenzialmente pericolosissime. Per analizzare quindi il modo con cui la popolazione mondiale del 2023 si alimenta, la Società Europea di Cardiologia, nel suo congresso che si è svolto alla fine di agosto ad Amsterdam, ha mostrato due grandi studi: gli esiti sono allarmanti.
Pilastro dei due studi è capire il legame a doppio filo che sussiste tra il consumo di cibi ultra processati e il deterioramento della salute del cuore, dei vasi sanguigni e del cervello. Inoltre, si è voluto capire quanto le persone siano realmente consapevoli della pericolosità di quanto stanno mangiando e come si potrebbe intervenire nella modifica di queste abitudini alimentari: ecco quindi i due studi.
Lo studio dell’Università di Sidney: il rischio aumenta del 39%
Il primo studio presentato al congresso della Società Europea di Cardiologia svoltosi ad Amsterdam ad agosto è stato condotto dai ricercatori dell’Università di Sidney, in Australia. I ricercatori hanno coinvolto 10mila donne e le hanno seguite per quindici anni, osservando soprattutto i loro dati clinici e le loro abitudini alimentari. I risultati parlano chiaro: quelle che consumavano più alimenti ultra processati avevano un rischio di sviluppare ipertensione più alto del 39%, rispetto a chi ne consumava meno. Di fatto si parla quindi di alimenti pronti e confezionati, precotti e pronti al consumo, ricchi di zuccheri e di sale, così come di grassi saturi e additivi.
L’ipertensione è una condizione nella quale la pressione arteriosa, a riposo, è più alta rispetto agli standard fisiologici normali. Si tratta di una malattia molto diffusa nei paesi industriali e viene definita anche killer silenzioso, poiché non dà alcun sintomo ed agisce nell’ombra. Le sue conseguenze, se non adeguatamente trattata, possono però essere davvero pericolose: questa può infatti aumentare il rischio di ictus, attacco cardiaco, demenza vascolare e insufficienza renale.
Lo studio dell’Air Force Military Medical University: coinvolte 325mila persone
Un altro studio ha invece analizzato più di 325mila persone, di entrambi i sessi, per analizzare il rapporto tra il rischio di infarti, angina ed ictus e il consumo di alimenti iper processati. Ne è risultato che, chi consuma abitualmente molti cibi di questo genere, aumenta il proprio rischio del 24%. Inoltre, ad ogni aumento quotidiano del 10% di calorie introdotte mediante il consumo di questi alimenti corrisponde una possibilità di infarto aumentata del 6%. Gli esperti hanno poi rivelato che, nella dieta occidentale, i cibi ultra processati costituiscono spesso il 50% delle calorie introdotte quotidianamente, con picchi dell’80% nelle fasce giovanili e in quelle più disagiate.
Secondo gli studiosi, inoltre, un altro problema è la difficoltà da parte della popolazione di identificare adeguatamente quali sono i cibi ultra processati, poiché alcuni come i cereali da colazione, le barrette, il pane industriale ed alcune zuppe pronte vengono considerate come sane e quindi consumate in abbondanza. I danni prodotti da questi alimenti non provengono infatti solo dalla quantità di sale, zucchero o additivi in esso contenuto: al momento è difficile stabilire quali siano le reali cause delle conseguenze che il loro consumo ha sulla salute, ma non c’è dubbio che questo esista.