Chimica perfetta, attrazione totale, feeling incredibile. Poi magari crolla tutto. Tutte le leggende sulla chimica interpersonale.
Sono diversi i miti che circolano intorno a questa misteriosa alchimia capace di farci sperimentare una profonda sensazione di felicità unita a un’intesa a prova di bomba. Che però a volte si dilegua rapidamente lasciandoci l’amaro in bocca. Forse proprio perché avevamo creduto a uno dei tanti miti sulla chimica tra due persone.
«È andata male. Eppure tra noi c’era una tale chimica… ». Quando tra due persone scatta la cosiddetta scintilla, e aleggia quella specie di magia che ci fa sentire completamente a nostro agio con lei, diciamo appunto che è una questione di chimica. E non ci capacitiamo di come tutto sia potuto finire in fretta come era cominciato.
In sostanza, è la versione moderna e “scientifica” della freccia di Cupido o dell’antico mito dell’androgino. Un tempo, ci racconta Platone, l’umanità era androgina. Maschile e femminile erano fusi nella stessa persona. E così gli androgini, sentendosi forti e potenti, avevano dato l’assalto all’Olimpo degli dei. Da qui la terribile reazione di Zeus, che ne punirà la superbia spaccando in due gli androgini e separando il maschile dal femminile. Da allora le due metà, si dice, vanno alla ricerca della propria anima gemella per ricostituire l’unità perduta.
Questione di chimica, ma a volte non funziona
Insomma, il mito dell’anima gemella ci dice che possiamo incontrare un’altra metà che si “incastra” perfettamente a noi, che si adatta meravigliosamente in tutto e per tutto ai nostri desideri. Più o meno come funziona col mito della “chimica perfetta” che però, più adatta al clima scientifico della nostra epoca, coinvolge non divinità capricciosi e esseri mitologici ma ossitocina, dopamina e serotonina. Tutti ingredienti di un magico cocktail capace di fondere emozioni e pensieri, facendo da collante socio-emotivo tra due innamorati.
Peccato però che a volte, passati i momenti iniziali, l’affinità assoluta che pensavamo di aver trovato finisca per rivelarsi un sogno o un’illusione. Un fuoco che fa tanto fumo ma poco arrosto, lasciando regolarmente il passo a un bel mucchio di cenere fatto di amarezza e delusione. Per cui dopo le affinità si passa, quasi senza accorgersene, alle frizioni e da lì alla rottura di quell’unità che poi tanto perfetta in fondo non doveva essere.
In pratica, anche sulla chimica perfetta alla base dell’attrazione ci sono tanti miti e leggende da sfatare. Cerchiamo di capire quali sono.
Chimica interpersonale, la realtà oltre i miti
In primo luogo però bisogna cercare di capire di cosa parliamo. Come prima cosa va detto che la chimica interpersonale non è un mito. Esiste realmente: indica quella intensa connessione emotiva che può stabilirsi tra due persone che si sono incontrate. Si tratta di un’esperienza che può riguardare non soltanto due innamorati, ma anche due buoni amici.
Parliamo della classica “scintilla” o di quelle che Goethe, in termini meno scientifici ma indubbiamente più romantici, aveva chiamato “affinità elettive”. A fornire basi più solide sul piano scientifico alla chimica interpersonale ci sono invece alcuni studi (come quello pubblicato nel 2022 da Reis, Regan e Lyubomirsky su Perspectives on Psychological Science) che hanno provato a elencare le caratteristiche della chimica interpersonale.
Quando la chimica è una combinazione di tanti elementi
Da questa ricerca emerge che la chimica interpersonale è una somma di tanti aspetti. A comporla non ci sono solo emozioni e sensazioni ma anche atteggiamenti e comportamenti. Un mix dove si sommano interessi, valori, obiettivi e visioni della vita comuni, apertura verso l’altro, sensazione di un legame “speciale”.
Ma non basta parlare, bisogna anche vedersi faccia a faccia: la chimica interpersonale si alimenta anche di una sincronia nello sguardo, nei gesti e nei movimenti. Presuppone fiducia e ha bisogno di momenti di condivisione per trasformarsi in una relazione duratura. In sostanza, anche la chimica tra due persone si costruisce e si rafforza col tempo. E l’online non basta: bisogna vedersi di persona per “connettersi” in maniera così intensa.
Un’altra ricerca sulla chimica dell’amicizia realizzata nel 2015 dall’Università della California mette in evidenza che a essere più “portate” verso una esperienza di questo genere sono le personalità più aperte, coscienziose, dall’indole gradevole. Oltre agli aspetti psicologici e sociali, nella chimica interpersonale entrano in gioco anche delle componenti neurologiche: dai neuroni specchio a neurotrasmettitori come serotonina o ossitocina.
I 7 miti sulla chimica interpersonale
Detto questo, ci sono diversi miti che circolano sulla chimica interpersonale. Ce ne sono almeno 7 su cui vale la pena soffermarsi.
1. La chimica scatta come una scintilla
È un luogo comune quello di una chimica che si attiva in maniera immediata e istantanea. Come una scintilla, appunto, al primo incontro. Questo perché, come visto, non sempre la prima sensazione indica che la relazione sarà veramente da sogno.
Un conto è l’affinità iniziale, certamente possibile, un altro è stabilire una vera connessione. Un processo, quest’ultimo, che richiede tempo, esperienze e momenti condivisi. Senza contare che col tempo, appunto, la chimica interpersonale può evolversi, farsi più matura, approfondirsi e consolidarsi.
2. La prima impressione è sempre quella giusta
Spesso confondiamo la chimica interpersonale con la prima impressione ricavata da un incontro iniziale. Quante cotte a prima vista e amori al primo appuntamento sono poi naufragati in fretta? Attenzione a credere che le nostre percezioni siano infallibili. Non basta il primo incontro per capire se la chimica sia davvero quella giusta.
3. La magia tra due persone è merce rara
Non è affatto vero che l’intesa profonda tra due persone sia un evento poi così raro, anzi. Non si tratta di magia o di mistica, ma di un’esperienza profondamente umana legata alla nostra natura di esseri sociali, collegati tra loro.
Dunque la chimica interpersonale può verificarsi anche di frequente. Resta inteso che le personalità più aperte sul piano sociale e emotiva avranno modo di farne esperienza con più frequenza.
4. Feeling sempre perfetto e inossidabile
Anche in questo caso siamo vittime del mito dell’androgino: l’unità perfetta, inossidabile e senza incrinature tra due esseri umani. Ma il perfettismo inganna: l’amore o l’amicizia, quaggiù sulla terra, non prevedono un’armonia totale, un’assoluta perfezione.
Il feeling perfetto non esiste. Avere chimica con qualcuno non vuol dire assenza totale di differenze o di incomprensioni. Il punto non è quello di evitare sempre i conflitti (è impossibile e anche dannoso), ma imparare a gestirli in modo che non siano distruttivi.
5. Tutto parte sempre dal sesso e dall’attrazione fisica
Questo è uno dei miti più comuni e ostinati: l’idea che la chimica sia essenzialmente una questione di intesa sessuale e di attrazione fisica. Ma non è così: ci può essere chimica anche tra amici.
6. La chimica è sempre ricambiata
Non è detto che la chimica interpersonale sia sempre reciproca: a volte è sperimentata soltanto da una parte. Un fatto da tenere presente. Molti infatti si illudono, magari dopo il primo incontro, che anche la controparte abbia sperimentato quella sensazione di intesa perfetta.
Salvo poi restarci di sasso quando l’altra persona si eclissa – il classico caso di ghosting – e non risponde nemmeno più su WhatsApp. È triste, è spiacevole? Indubbiamente, ma può succedere.
7. La chimica tra due persone vince tutte le battaglie
Sarebbe bello che la chimica fosse davvero una formula magica, come gli spinaci di Braccio di ferro o la pozione magica di Asterix. Ma, purtroppo, questa esperienza non ci dà superpoteri in grado di garantirci che, insieme all’altra persona, saremo in grado di affrontare e vincere ogni battaglia, piccola o grande che sia.
Anche il legame più sano ha bisogno di tanti altri “mattoni” per consolidarsi e funzionare. E la chimica, da sola, non basta. Servono tante altre cose: il rispetto, la reciprocità, il prendersi realmente cura dell’altro, la capacità di comunicare, ecc.