Il governo Meloni ha annunciato l’abolizione del Reddito di cittadinanza, ma ha trascurato un “dettaglio” di fondamentale importanza: ecco il retroscena.
La data spartiacque è già stata fissata. Dal 1° gennaio 2024, dunque tra poco meno di un anno, il Reddito di Cittadinanza in soffitta. Così ha deciso il governo guidato da Giorgia Meloni. Addio al sussidio bandiera del Movimento 5 Stelle, troppo costoso e inadeguato a perseguire lo scopo inizialmente fissato. Ma qualcosa non torna.
Il problema è che con la legge di bilancio messa a punto dal governo Meloni sono state cassate anche le norme che definiscono il reato di indebita appropriazione del Reddito di cittadinanza, con le relative pene. Si va dunque configurando quella che i giuristi chiamano abolitio criminis. Una via di fuga su un tappeto rosso per i “furbetti” che, come noto, su questo fronte sono stati molto attivi.
Probabilmente il pasticcio sarà risolto più avanti, magari con un decreto d’urgenza: di tempo ancora ce n’è abbastanza. Resta il fatto che la strategia messa in atto dal governo salverebbe chi ha intascato indebitamente migliaia di euro e chi è stato condannato per questo reato, anche con sentenza definitiva.
Di fronte a quello che appare come un vero e proprio colpo di spugna il Partito democratico ha presentato al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, un’interpellanza firmata da undici deputati. I quali denunciano che con la legge di Bilancio sono state abrogate le norme che regolano il sussidio. Letteralmente spariti i primi 13 articoli del decreto legge n. 4 del 2019, tra cui il numero 7, che definisce il reato di indebita appropriazione del Reddito e stabilisce le pene per chi ha truffato lo Stato.
In linea teorica, il governo Meloni potrebbe anche attendere il 1° gennaio 2024. Magari confidando e che i reati saranno ripristinati con la messa in campo di un nuovo sussidio. Ma non sarà tanto semplice, anche perché si dovrà infatti bilanciare il principio costituzionale della retroattività della legge penale più favorevole. E sia il codice penale sia la Costituzione sanciscono il principio di irretroattività della legge penale sfavorevole al reo. In altre parole, nessuno può essere punito per un fatto che, all’epoca in cui è stato commesso, non costituiva reato. Tra i due litiganti, il terzo gode…
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