Reddito di Cittadinanza, iniziano i problemi. Dall’Europa sono arrivati responsi negativi alle modifiche del governo Meloni alla misura. Adesso cosa succede?
Il governo Meloni intende preparare per il 2024 una nuova misura tesa a combattere la povertà e favorire l’inclusione che vada a sostituire il reddito di cittadinanza. Nel frattempo ha provveduto a “restringere” le norme che regolavano la riscossione della misura pentastellata. Modifiche però non ben viste dall’Unione europea.
Reddito di cittadinanza, le prime crepe “europee”
Se i conti glielo avessero permesso Giorgia Meloni avrebbe volentieri preso, impacchettato e spedito, il più lontano possibile, le due misure tanto care al Movimento 5 Stelle: Superbonus 110% e Reddito di cittadinanza. Non le ha mai sentite sue e fin dalla campagna elettorale dell’estate scorsa le aveva apertamente criticate. Per ragioni decisamente diverse le riteneva soluzioni insufficienti rispetto ai problemi che avrebbero dovuto risolvere.
In entrambe le misure, poi, si sono verificati situazioni gravissime. Per quanto riguarda il Superbonus 110% sono state riscontrate truffe allo Stato per lavori non completati o mai iniziati, per un valore pari a 6 miliardi di euro. Non è andata certamente meglio con il Reddito di cittadinanza dove numerosi sono stati i casi scoperti di persone e nuclei familiari che non possedevano i requisiti per poterlo ricevere.
Da diverse indagini sono emerse irregolarità. C’è chi ha omesso di essere proprietario di immobili per i quali percepiva reddito. Chi ha falsificato la composizione del suo nucleo familiare e relativo reddito. In tanti hanno percepito il sostegno in maniera fraudolenta. Il governo Meloni ha apportato diverse modifiche alla misura pentastellata iniziando dalla riduzione delle mensilità, passate da 12 a 7.
L’Unione europea ha alzato la voce e la Commissione europea ha deciso di avviare una procedura d’infrazione contro l’Italia. Al momento il reddito di cittadinanza, così come è stato disegnato, può discriminare, secondo Bruxelles, gli altri lavoratori dell’Unione europea.
Il giudizio della Commissione europea
Cosa ha contestato la Commissione europea al reddito di cittadinanza? A giudizio dell’Europa le prestazioni di assistenza sociale, tra le quali rientra la misura pentastellata, dovrebbero essere accessibili totalmente ai cittadini europei intesi come lavoratori subordinati, autonomi o che hanno perso il lavoro indipendentemente dal vincolo della residenza.
Per la Commissione europea, infatti, il requisito espressamente richiesto per poter beneficiare del sostegno, ovvero quello relativo alla residenza in Italia da 10 anni, è una “discriminazione indiretta“. E’ invece una “discriminazione diretta” l’impostazione italiana del reddito minimo, poiché discrimina direttamente i possibili beneficiari non italiani.
Ora l’Italia ha davanti a sé due mesi per poter replicare alle segnalazioni provenienti da Bruxelles. E immaginiamo come l’insofferenza di Giorgia Meloni nei confronti della misura pentastellata continui ad aumentare.