Da sapere sulla residenza all’estero, come si definisce e cosa prevede il fisco contro i furbetti. Tutte le informazioni utili.
Per essere considerati residenti all’estero effettivi e dunque non pagare più le imposte e tasse in Italia ma nel Paese di residenza, come prevede la legge, occorrono determinati requisiti. In mancanza di questi, i contribuenti non sono considerati residenti all’estero, nonostante il trasferimento e l’indirizzo sui documenti. Occorre dunque fare molta attenzione per non andare incontro alle sanzioni previste contro i residenti all’estero fittizi.
Le norme di legge, infatti, prevedono diversi criteri per scovare i finti residenti all’estero, chiamati anche “furbetti”, ovvero coloro che fittiziamente trasferiscono la loro residenza all’estero, con l’unico scopo di pagare meno tasse o non pagarle affatto in Italia, mentre in realtà continuano a vivere stabilmente nel nostro Paese. Non sono nemmeno pochi.
Di seguito proviamo a capire quali sono le regole per essere considerati effettivamente residenti all’estero e quelle contro i “furbetti”. Ecco i dettagli e tutto quello che bisogna sapere.
I contribuenti pagano le imposte e le tasse nel Paese in cui sono residenti. I fisco al quale si è soggetti dipende dunque dalla residenza fiscale. Poiché alcuni Paesi hanno un regime fiscale molto favorevole, pensiamo ad esempio al Principato di Monaco, diverse persone decidono di trasferirci la loro residenza. In alcuni casi ci vanno proprio ad abitare, in altri invece fanno solo finta. Così, i vari Stati si scambiano automaticamente le informazioni fiscali per verificare se i trasferimenti di residenza all’estero dei loro cittadini sono reali.
Per poter essere considerati residenti all’estero effettivi, è necessario rispettare alcuni requisiti. Il primo atto da compiere è l’iscrizione all’AIRE, l’Anagrafe italiani residenti all’estero, che si può richiedere con un modulo da compilare online, oppure recandosi nel Consolato italiano o all’Ambasciata italiana presenti nel Paese dove si è scelto di vivere. Con l’iscrizione all’AIRE è fondamentale per essere ufficialmente considerati residenti all’estero e una volta ottenuta si riceverà la tessera elettorale per votare all’estero.
Questa iscrizione, tuttavia, non basta ai fini fiscali. Per essere considerati contribuenti esteri e non più italiani occorrono anche altri requisiti. In primo luogo, il domicilio effettivo del contribuente deve essere sempre all’estero. La legge italiana intende per domicilio la sede dei propri affari e interessi. Mentre la residenza è la dimora abituale. Dunque, non basta abitare all’estero se poi la sede principale della propria attività è in Italia. Perché il principio fondamentale è che i profitti realizzati in Italia sono tassati in Italia, mentre quelli prodotti all’estero sono tassati all’estero. Un principio che, tuttavia, si applica alle persone fisiche mentre per le società esistono delle vistose eccezioni, si pensi alle multinazionali che in Europa hanno tutte la sede in Lussemburgo o in Irlanda e pagano le tasse in questi Paesi, anche per profitti realizzati nel resto dell’Unione Europea.
Dunque, i contribuenti devono fare molta attenzione quando decidono di trasferirsi all’estero, soprattutto quando mantengono in Italia alcuni interessi e attività, come case di proprietà o in affitto e le rispettive utenze e qualche attività economica. Perché anche se hanno trasferito all’estero l’abitazione e l’attività principale, il fisco potrebbe considerarli ancora domiciliati in Italia.
Contro i furbetti, il fisco controlla l’effettiva residenza all’estero, lo svolgimento dell’attività principale all’estero e l’origine territoriale di guadagni e profitti. Informazioni che riceve anche grazie agli scambi con gli altri Stati. Pertanto, quando si trasferisce veramente la propria residenza all’estero, e non per finta allo scopo di frodare il fisco, è bene fare attenzione a tutti questi elementi.
Inoltre, per essere considerati effettivi residenti all’estero, occorre trascorrere nello Stato estero di residenza almeno 183 giorni all’anno e avere all’estero rapporti di natura professionale e familiare.
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