La resistenza agli antibiotici è un fenomeno sempre più diffuso e preoccupante. Ecco i rischi per la nostra salute (e come minimizzarli).
Alzi la mano chi non ha mai preso un antibiotico in vita sua. Si tratta di farmaci fondamentali per il trattamento delle infezioni batteriche. Grazia alla loro potenza hanno consentito di salvare milioni di vite. Da quando sono stati scoperti a oggi, però, molte cose sono cambiate. L’uso improprio degli antibiotici e la sempre più diffusa resistenza agli stessi costituiscono una sfida sempre più grave per la salute pubblica – e dunque un pericolo per la salute di tutti noi.
Ricordiamo innanzi tutto che gli antibiotici sono molecole prodotte da microrganismi (quali batteri e funghi) che hanno la capacità di inibire o uccidere altri microrganismi. La loro scoperta ha segnato una vera e propria rivoluzione nel campo della medicina, perché ha reso possibile il trattamento di un’ampia gamma di infezioni batteriche, fino ad allora letali. È il caso di malattie come la tubercolosi, la polmonite e le infezioni del tratto urinario. L’avvento degli antibiotici ha portato così a un significativo aumento dell’aspettativa di vita della popolazione.
Gli antibiotici agiscono principalmente secondo un meccanismo noto come inibizione della sintesi proteica. In parole povere, gli antibiotici sono in grado di legarsi a specifici componenti delle cellule batteriche, come i ribosomi, e impedire la corretta sintesi delle proteine, le quali sono essenziali per la sopravvivenza e la riproduzione dei batteri.
Grazie a questo processo, dunque, i batteri vengono indeboliti e poi annientati. Un altro meccanismo d’azione degli antibiotici consiste nell’inibire la sintesi della parete cellulare dei batteri. Quest’ultima è fondamentale per la conservazione della forma e dell’integrità delle cellule batteriche. Con il blocco della sintesi, gli antibiotici rendono i batteri vulnerabili all’ambiente circostante, decretandone così la morte.
Ma non è finita. Gli antibiotici possono attivare anche un meccanismo di inibizione dell’acido nucleico, che comprende il Dna e l’Rna dei batteri. Interferendo con la replicazione e la trascrizione di quell’acido, riescono a danneggiare il materiale genetico dei batteri e a impedirne la riproduzione. E ancora, determinati antibiotici sono capaci di inibire tutta una serie di processi metabolici nei batteri, per esempio interferendo con la produzione di ATP, la principale fonte di energia delle cellule, rendendoli così incapaci di sopravvivere e di moltiplicarsi.
Come accennato, la resistenza agli antibiotici è ormai una delle principali minacce per la salute della popolazione globale. Da cosa dipende? Il processo di resistenza si verifica nel momento in cui i batteri diventano capaci di sopravvivere e di moltiplicarsi nonostante l’azione degli antibiotici. In che modo? Attraverso meccanismi come la mutazione genetica o il trasferimento di geni di resistenza tra i batteri.
La causa principale di tutto ciò è l’uso eccessivo e/o improprio degli stessi antibiotici. Se il ricorso agli antibiotici è superfluo o sconsiderato, per esempio quando vengono assunti in dosi inadeguate o come rimedio per infezioni virali, i batteri riescono a sviluppare strategie per aggirarne gli effetti. Di conseguenza, le infezioni batteriche diventano sempre più difficili da trattare e possono portare a esiti molto gravi – o addirittura fatali – per i pazienti. Nel migliore dei casi, le infezioni resistenti agli antibiotici richiedono terapie più lunghe, costose e invasive, con una più alta probabilità di complicazioni varie.
La parola chiave, in questo come in altri casi, è prevenzione. È fondamentale mettere in campo strategie efficaci per ridurre il rischio di resistenza agli antibiotici. La prima e più importante è un uso appropriato degli stessi: guai ad assumere antibiotici senza prescrizione o comunque in modo arbitrario. In secondo luogo, quando viene prescritto un ciclo di antibiotici, è essenziale completarlo senza interruzioni, anche se le proprie condizioni di salute migliorano.
Terzo, si dovrebbe limitare l’uso degli antibiotici negli allevamenti animali e nell’industria alimentare per una migliore prevenzione della resistenza negli esseri umani. Un’altra regola fondamentale (valida non solo per gli antibiotici) è quella di una corretta igiene personale, unita a pratiche di prevenzione delle infezioni, in modo da ridurre la necessità di trattamenti antibiotici.
Si parla di resistenza intrinseca agli antibiotici quando è dovuta alla natura del microrganismo stesso, che non è per sua natura sensibile a un particolare antimicrobico. La resistenza acquisita, invece, entra in gioco quando il microrganismo, in precedenza sensibile a un particolare antimicrobico, sviluppa in un determinato momento, per le ragioni di cui sopra, la capacità di opporgli resistenza.
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