All’orizzonte l’ennesimo aumento dei prezzi sostitutivi, dietro c’è una precisa strategia dei grandi marchi produttori di auto
Cambia il mercato dei ricambi e le conseguenze le avvertiranno soprattutto gli automobilisti. Per la sostituzione di parti del veicolo infatti si prospetta una spesa maggiore dovuta a una manovra specifica delle case automobilistiche. L’offerta a disposizione dei consumatori sarà ridotta nei prossimi mesi, con conseguente aumento dei costi.
Già in questi giorni in molti stanno riscontrando più di qualche problema nel reperire pezzi di ricambio presso i fornitori di fiducia. Dopo Mercedes, Fiat e PSA anche Volkswagen pare stia intervenendo sulla questione. Le maggiori ricadute però saranno sia sui piccoli imprenditori e negozianti sia sugli avventori.
Un braccio di ferro che va avanti da tempo e che non sembra destinato a risolversi. I produttori stanno vagliando un vero e proprio blocco nei confronti dei ricambisti indipendenti mentre le associazioni rappresentative del mercato IAM (l’Aftermarket indipendente) si stanno facendo sentire a Bruxelles su temi come il libero mercato e la concorrenza leale.
Il settore si prepara quindi a un nuovo momento di difficoltà e di tensione, dopo anni di ritardi delle forniture e complicazioni dovute alla pandemia e alla guerra. Il tutto ulteriormente aggravato dalla transizione del mercato alle vetture elettriche, in pieno boom nell’ultimo periodo. Cerchiamo però di fare chiarezza sui risvolti futuri.
A mettere in moto il processo è stata Mercedes circa 13 anni fa. All’epoca fu intavolata una strategia molto simile a quella che altri marchi stanno improntando in questi mesi. Diverse soluzioni per arrivare a un obiettivo unico: maggiore controllo sul mondo dei ricambi auto. Sì, perché le case sanno bene che una grossa fetta del mercato è data proprio dai pezzi originali, per questo vogliono provare a prenderne in mano la distribuzione dettandone le condizioni.
A ruota sono seguite le decisioni di Fiat e PSA che però hanno imboccato strade diverse, seppur parallele. La prima si è organizzata in modo da distribuire autonomamente ricambi originali alle concessionarie mentre il gruppo francese ha ideato un sistema per selezionare personalmente gli autoricambi operanti nella rivendita. Quest’ultimo provvedimento è rimasto valido finora sia per quanto riguarda la schiera degli autorizzati sia per quella degli indipendenti.
Entrambe le aziende pare che stiano finalmente convergendo su una pianificazione comune che le porterà a confluire nel circuito di distribuzione Distrigo, che ha disseminato diversi HUB in giro per l’Europa.
Recente, recentissima, è invece la decisione di Volkswagen. Diversi automobilisti presso i ricambisti di fiducia si sono visti rifiutare richieste per parti sostitutive e il motivo appare ormai chiarissimo.
Anche il marchio storico di Wolfsburg ha deciso di interrompere la distribuzione di ricambi auto ai negozi indipendenti. Le segnalazioni si moltiplicano, il giorno segnato sul calendario della casa tedesca era il primo luglio e pare si stiano già avvertendo i primi effetti della scelta. Le scorte dei magazzini cominciano a scarseggiare e non è previsto nessun dietrofront. Torna l’annosa lotta tra pezzi sostitutivi captive (ossia riservati a fornitori specifici scelti dalle aziende produttrici) contro il mercato autonomo.
È un argomento abbastanza ricorrente negli ultimi tempi, si è parlato molto ad esempio sull’utilizzo di uno specifico da parte degli autorizzati di QR code da attivare per poter usufruire dei ricambi. Ma non solo, al momento il piano è quello di escludere dal circuito una specifica categoria d’impresa che in Italia corrisponderebbe al codice ATECO 45.31, quello afferente al commercio all’ingrosso e intermediazione di parti e accessori di autoveicoli. In pratica, si sta cercando di filtrare il libero commercio di spare parts.
Per ora rimangono escluse dal discorso le officine e le autocarrozzerie, sono infatti ancora abilitate alla vendita. E pare che molti imprenditori stiano già pensando di allargare la propria attività fino a comprendere queste due aree, così da sopravvivere all’interno del mercato nonostante il blocco. La casa automobilistica non può vietare l’acquisto dei pezzi da parte dei meccanici e dei riparatori perché sono essi stessi gli utenti finali – insieme all’automobilista consumatore.
Per chi necessita di sostituire parti della propria auto si tratta dell’ennesima gatta da pelare, anche perché secondo gli esperti un’operazione del genere porterà se non altro a una diminuzione dell’offerta. Sul mercato perciò saranno di molto minori le alternative di acquisto con un aumento dei prezzi che a questo punto pare inevitabile – anzi, è già in atto.
C’è una soluzione per tamponare l’emergenza? Sì, per quanto riguarda le soluzione a breve termine si potrà comunque contare sull’acquisto di pezzi non originali, i cosiddetti aftermarket, o puntare sull’usato ove possibile. E non è detto che se i consumatori si orienteranno vesto queste due opzioni allora i grandi marchi automobilistici non possano fare un passo indietro – o almeno di lato.
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