A lungo cadute in disuso, le cambiali si stanno riaffermando come strumento per far fronte ai debiti: ecco perché in tanti tornano a usarle.
Ai lettori più giovani il termine “cambiale” dirà poco o nulla. E invece un tempo questo strumento finanziario era così in voga da diventare un proverbiale emblema del debitore col fiato sul collo (mai sentito il detto “Non dormire per una cambiale da pagare“?). Per gli imprenditori che hanno rimesso in piedi l’Italia del dopoguerra, le cambiali sono state uno dei principali mezzi per finanziare la propria attività, e in molti casi scalare le vette del successo. Ebbene, proprio ora il loro utilizzo sta tornando di moda. Vediamo allora come funzionano questi particolari strumenti di pagamento di un debito.
Chi pensava che la cambiale fosse stata definitivamente soppiantata dagli strumenti di finanziamenti e dal credito al consumo che hanno preso piede negli ultimi anni, dovrà ricredersi. Complice la particolare congiuntura economica che stiamo vivendo, ottenere un prestito in banca è sempre più complicato, soprattutto in assenza di solidissime garanzie (a volte non è sufficiente nemmeno la busta paga o un reddito costante). Con le cambiali, invece, questo problema non si pone.
Le cambiali sono tornate alla ribalta soprattutto nel settore del recupero crediti, ma sempre più vi ricorre anche chi ha già contratto dei debiti che non riesce a onorare, o punta a ottenere soldi liquidi dalla banca grazie allo sconto bancario tramite cambiali, o ancora opta per il cosiddetto prestito con cambiali. Quale è il meccanismo? In poche parole, una cambiale può essere girata a una banca in cambio di soldi liquidi. L’istituto anticiperà al diretto interessato l’importo della cambiale, ovviamente applicando interessi per il pagamento differiti, commissioni e spese di procedura. Tutto così semplice, veloce e indolore? Non proprio…
C’è una differenza sostanziale tra la cambiale e, per esempio, il classico bollettino di conto corrente con cui di solito i debitori rimborsano le rate di un prestito a una finanziaria. La cambiale è infatti un vero e proprio titolo esecutivo, con tutte le conseguenze che ciò implica. Negli anni ’70 e ’80 era ampiamento usata anche per l’acquisto delle automobili. Solo chi ha la ragionevole certezza di poter onorare l’impegno preso con la banca nei tempi stabiliti dovrebbe ricorrere a questo strumento. Altrimenti il rischio di finire letteralmente sul lastrico è molto concreto.
Come accennato, il meccanismo della cambiale è di per sé abbastanza semplice. In sostanza, chi firma la cambiale è come se chiedesse a un altro soggetto di pagare qualcosa a un terzo. Nel caso della “cambiale tratta“, il “traente” è colui che ordina al “trattario” di pagare al beneficiario la tale somma. Nel caso del “vaglia cambiario“, ovvero del “pagherò“, invece, chi firma la cambiale è il debitore e dentro la cambiale c’è l’ordine di pagare una determinata cifra al beneficiario. In ogni caso, colui o colei che non paga le cambiali va nel cosiddetto “protesto“, con l’ufficiale giudiziario o altro soggetto (per esempio un notaio) che, dopo aver certificato il mancato pagamento del titolo di credito, mette immediatamente in moto le azioni di forza, come i pignoramenti.
Il fatto che la cambiale sia un titolo esecutivo spiega anche perché il creditore può concederla dormendo sonni relativamente tranquilli. Non a caso nel settore del recupero crediti, come accennato, sono molte le società che offrono sconti ad un debitore purché sottoscriva cambiali per l’importo residuo di un debito, al netto dello sconto stesso. E questo perché in tal modo la controparte può star certa che almeno in parte il debito pendente verrà saldato. Della serie: meglio la gallina oggi che l’uovo domani…
Forse un esempio pratico può aiutare a chiarire tutto meglio di tante parole. Mettiamo che la società di recupero crediti x abbia preso in carico il credito vantato da una finanziaria nei confronti del soggetto y, magari per l’acquisto di una automobile (caso classico). E mettiamo che il debito per l’acquisto del bene in questione abbia un valore residuo di 10.000 euro, spalmate in rate da poche centinaia di euro l’una, da pagare tramite bollettini postali. Il debitore non paga e la società di recupero crediti, dopo tutti i solleciti e i tentativi di rito, può arrivare ad offrire un saldo e stralcio da 7.000 euro (o anche meno), anche a rate, ma con cambiali. E questo proprio perché in tal modo la finanziaria e la società di recupero crediti può avere in mano un titolo esecutivo da far valere, nel peggiore dei casi, nelle opportune sedi.
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