Gli squali sono presenti anche nei mari italiani. Ma quali sono le specie in cui potremmo imbatterci nel nostro Paese?
Quando pensiamo agli squali, pensiamo a mete esotiche. Pensiamo all’Australia. O, al limite, pensiamo al film di Steven Spielberg della metà degli anni ’70. Non pensiamo mai alla nostra Italia. In realtà, anche il Mar Mediterraneo ospita il predatore più inquietante dei mari (un predatore che, in realtà vedremo, è per l’uomo ben meno pericoloso di tantissimi altri animali): sono una cinquantina le specie presenti nei nostri mari, a fronte di oltre 500 specie di squali che esistono in tutto il mondo.
Ma quali sono queste specie? E dove vengono avvistate? Di seguito andremo a vederle assieme, per poi andare ad analizzare quanto questi enormi pesci appartenenti al superordine dei Selachimorpha siano effettivamente pericolosi per l’uomo.
Squali d’Italia: ecco le specie più frequenti nei nostri mari: alcune sono pericolosissime
Appurato che anche nei nostri mari nuotano una importante quantità di squali (nel 2022 si sono contati in totale una quarantina tra avvistamenti ed esemplari pescati) quali sono le specie più comuni? Prendiamo in considerazione cinque specie in cui è possibile imbattersi (la speranza, chiaramente, è che ciò non accada: al netto delle statistiche che andremo a vedere, avere dinnanzi un pescecane non deve essere un’esperienza atterrente).
Oltre alle seguenti, si contano avvistamenti di esemplari di squalo grigio, squalo capopiatto (probabilmente la specie più frequente dopo lo squalo verdesca) e squalo volpe.
- Squalo Verdesca. Il più presente nel Mediterraneo in assoluto, con ogni probabilità, è lo squalo verdesca, anche noto come squalo azzurro. Sono decine gli avvistamenti di verdesche ogni anno, specialmente nell’Adriatico (ma non solo: avvistamenti dello squalo azzurro si verificano anche nel Mar Tirreno, in Sardegna e in Sicilia): nonostante ciò è una specie a rischio d’estinzione giacché le sue pinne sono una pietanza cardine della cucina orientale e per questa ragione ogni anno se ne uccidono fino a 20 milioni di esemplari. A differenza degli altri squali, non è pericoloso per l’uomo ed attacca solo se spaventato (tant’è che – secondo le statistiche disponibili – in secoli ha ucciso appena quattro uomini).
- Grande squalo bianco. Quando si pensa ad una specie di pescecane in particolare, il pensiero va con ogni probabilità allo squalo bianco, o carcarodonte, protagonista de “Lo Squalo” di Spielberg. Si tratta del pesce predatore più grande che esista: a sangue caldo a differenza di molte altre specie, può arrivare ad una lunghezza di sei metri (sebbene si tratta di singoli esemplari, in media misurano quattro metri e mezzo), arrivando a pesare fino a 2 tonnellate. Nonostante la stazza imponente, lo squalo bianco raggiunge velocità fino ai 24 km/h ed è capace di saltare fuori dall’acqua e compiere acrobazie come diversi cetacei (il comportamento si chiama breaching, nel gergo tecnico).
Dove viene avvistato il grande squalo bianco? Per lo più nel canale di Sicilia: la zona compresa tra la maggiore delle nostre isole, Malta e la Tunisia è un’area in cui i grandi squali bianchi si riproducono e per questa ragione è possibile avvistare in quelle aree soprattutto giovani esemplari.
- Squalo Mako. Citavamo (e riciteremo) “Lo Squalo“: ebbene, il protagonista dell’iconica locandina del film è proprio uno squalo mako (ma solo della locandina). Non solo, il mako è protagonista del film del 1999 Blu Profondo ed è anche citato ne “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway: una vera e propria celebrità. Se il grande squalo bianco può arrivare ai 24km/h, il mako raggiunge velocità ancora più elevate, con i suoi 70 km/h è una delle specie più veloci e, di conseguenza, più pericolose. Non è tanto comune nelle nostre acque quanto lo squalo bianco, ma l’anno scorso sono stati avvistati due esemplari di mako in Italia (rispettivamente a Pantelleria e nelle acque di Genova),
- Squalo Elefante. Sin dal nome, è possibile comprendere che siamo dinnanzi ad una vera “bestia” dei mari: può arrivare a dodici metri di lunghezza (in media ne misura nove) ed è il secondo pesce più grande esistente al mondo dopo lo squalo balena. Nonostante la sua enorme mole, lo squalo elefante è innocuo: non attacca l’uomo e si nutre di plancton, proprio come una balena. E come la già citata Verdesca (a sua volta pressoché innocua per l’uomo) è a rischio di estinzione (e per questa ragione è stato inserito nella Lista Rossa delle specie a rischio di estinzione dell’IUCN – l’Unione internazionale per la conservazione della natura). Nel 2022 gli avvistamenti dello squalo elefante sono avvenuti in Salento (a Santa Maria di Leuca e a Santa Caterina di Nardò).
- Squalo Martello. Caratterizzato da un muso, ça va sans dire, “a martello“, è stato ripetutamente avvistato in grandi gruppi attorno a Lampedusa, nel canale di Sicilia. Nell’ultimo anno, però, non si contano avvistamenti dell’animale, considerato pericoloso per l’uomo (nonostante in realtà siano pochi gli attacchi attribuibili a questa specie e nonostante si nutri principalmente di alghe e piccoli pesci e crostacei). Circa la conformazione del muso si sono alternate negli anni svariate teorie e quella oggi più accreditata è che la testa schiacciata e ampia migliori la capacità di localizzazione elettrica, consentendogli di orientarsi più facilmente e frattanto individuare più facilmente gli altri organismi viventi (che emettono a loro volta campi elettrici).
Al di là di Spielberg, quanto sono pericolosi gli squali per l’uomo?
Abbiamo già citato il film del 1975 di Steven Spielberg che racconta di una isola (l’immaginaria isola di Amity) in balia di un grande squalo bianco che uccide bagnanti in grande quantità finché il capo della polizia locale, assieme a un biologo marino e a un cacciatore di squali, decide di porre fine all’incubo (incubo in realtà destinato a protrarsi nel tempo, se è vero che in seguito arriveranno altri tre sequel).
E, al netto dei prodotti dell’industria culturale (Hollywood ha offerto negli anni altri film con pescecani assassini), periodicamente la cronaca ci offre racconti agghiaccianti con protagonisti squali nelle vesti di predatori assetati di sangue: soltanto una decina di giorni fa un turista russo 24enne è stato divorato vivo da uno squalo tigre vicino alla spiaggia di Hurgada, in Egitto, mentre gli altri bagnanti non hanno potuto fare altro che osservare l’agghiacciante morte dello sfortunato giovane. (Attenzione: alleghiamo video, immagini forti: non guardatelo se siete soggetti sensibili).
Nonostante queste immagini e nonostante il senso comune voglia farci pensare che gli squali sono pericolosi e letali per l’uomo (come in potenza sono), le statistiche ci dicono altro: lo squalo è l’animale meno pericoloso per l’uomo in assoluto, causando in media sei decessi all’anno (secondo statistiche proposte nel 2019 da ‘Il Sole 24 Ore’).
Più pericolosi degli squali altri animali che culturalmente sono considerati un pericolo per l’uomo: i lupi uccidono in media 12 persone all’anno, una al mese. I leoni causano 22 morti all’anno, mentre degli altri animali presenti nella savana (ma che, a differenza del leone, consideriamo mansueti) come elefanti e ippopotami causano complessivamente 1000 morti all’anno.
Scorrendo la classifica degli animali più pericolosi per l’uomo troviamo i vermi parassiti del nostro organismo, i coccodrilli (1000 morti all’anno), il lombrico di Ascaris (che uccide ogni anno 4500 persone, causando l’ascaridiosi), la mosca tze tze (10.000 morti), le cimici “assassine” (che uccide 12.000 persone all’anno, provocando loro la malattia di Chagas), le lumache (20.000 persone uccise ogni anno), i tanto amati cani (35.000 morti), i serpenti (100.000 vittime) e – subito dopo l’uomo (che uccide 437.000 simili all’anno – d’altronde è noto che homo homini lupus) – l’animale più pericoloso in assoluto che è la zanzara (con 750.000 morti all’anno a causa delle malattie trasmesse).
È quindi il caso di moderare le nostre paure legate ai pescecani e seguire il suggerimento del biologo marino Claudio Gargano, nel remoto caso ci trovassimo a tu per tu con uno di questi esemplari – o lo dovessimo per assurdo pescare: “Bisogna mantenere la calma, evitando di agitarsi in acqua. Bisogna restare in contatto visivo con lo squalo ma non avvicinarsi troppo. Se lo si pesca, occorre mantenerlo in acqua e con la testa controcorrente, rimuovere delicatamente l’amo e rilasciarlo prima possibile. Sarebbe bene utilizzare ami circolari che cadranno se dovessero rimanere incastrati. Dopo il rilascio, assicurarsi che lo squalo respiri e si muova“.