Segni di gesso sullo pneumatico? Attenzione perché potrebbe non essere uno scherzo. Ecco chi possono esserne gli autori.
Aguzzare l’ingegno non è prerogativa esclusiva di chi lo usa per aggirare le regole. Anche chi cerca di farle rispettare quando serve è capace di giocare d’astuzia.
Per gli automobilisti spesso e volentieri sono fonte di ansia, per non dire veri e propri incubi. Parliamo dei parcheggi col disco orario, autentico spauracchio dei conducenti d’auto delle grandi città. Ma anche nelle zone di villeggiatura, nei luoghi delle vacanze al lago o al mare.
Insomma, tutti quei classici posti dove viene davvero la tentazione di vendersi l’anima al diavolo pur di trovare un parcheggio. Trovarne uno a volte sembra un miraggio, una specie di ricerca donchisciottesca che fa salire il nervosismo man mano che si accumulano i tentativi andati a vuoti o i posti sfumati per un soffio (perché naturalmente non siamo mai i soli a dannarci per un parcheggio libero).
Disco orario, quando diventa un’ossessione
Prima o poi comunque in genere un parcheggio si trova. Salvo accorgersi, al termine di un lungo peregrinare alla ricerca del posteggio, che l’agognato stallo libero sbucato fuori come per miracolo è regolato dal temutissimo disco orario. Sappiamo tutti cosa significa: che il nostro parcheggio è a “orologeria“. In genere scade dopo un’ora di tempo (anche se i minuti a nostra disposizione possono essere anche di più). Dopodiché l’auto va spostata o si rischia la multa.
Un’ora soltanto per sbrigare tutte le commissioni. Giusto il tempo sufficiente per fare qualche commissione in città o uno shopping rapido. Ma alla fine, per un verso o per l’altro, l’ora concessaci vola e si dilegua. Costringendoci regolarmente a improvvisarci velocisti per precipitarci verso l’auto e evitare che qualche zelantissimo agente ci appioppi una bella multa.
Non si sa mai: in servizio potrebbe esserci un emulo di Otello Celletti, il vigile inflessibile e ligissimo al dovere, interpretato al cinema da Alberto Sordi, che aveva fatto della multa agli automobilisti indisciplinati la sua personale missione di vita.
Il trucco incredibile di un automobilista per parcheggiare in divieto di sosta
L’Italia però, più che da cloni del mitico vigile Celletti, è popolata da un esercito di furbetti che le escogitano tutte pur di eludere la legge. Una tentazione tanto più forte in queste giornate estive, dove aggirarla fa rima con una giornata di relax in spiaggia.
Se alla voglia di allargare le maglie della legge abbiniamo poi la tipica fantasia all’italiana, ecco spuntare fuori episodi che hanno dell’incredibile. Come quello dell’automobilista di Forlì che l’anno scorso aveva aguzzato l’ingegno per parcheggiare in divieto di sosta senza pagare dazio.
Cosa si era inventato? Niente meno che una multa fai da te, decisamente farlocca. In pratica aveva parcheggiato in divieto di sosta lasciando sul parabrezza della propria macchina una multa. Peccato che l’avesse compilata da sé. Un astuto espediente che però non aveva fatto i conti con l’occhio clinico dei vigili locali.
Durante le normali attività di controlli infatti la polizia locale si è accorta di un’anomalia presente in quella contravvenzione posizionata sul tergicristallo dell’auto in divieto di sosta. Già, perché la multa era scritta a matita, e non a penna come da prassi. L’automobilista furbetto aveva confezionato un falso bello e buono servendosi di una multa elevata in un’altra occasione e con un’altra data. Ma il suo escamotage è miseramente fallito facendo scattare la multa, quella vera, accompagnata pure dalla rimozione della vettura (con un ulteriore conto da pagare per il portafogli).
Il trucchetto del disco orario
Non tutti naturalmente imbastiscono trucchi del genere per parcheggiare dove (e quando) non si può nella speranza di farla franca. I più si limitano, più modestamente, a un trucco più casereccio. Che è quello di ritornare al parcheggio alla scadenza del tempo e, una volta qui, spostare in avanti la lancetta del disco orario invece di spostare la macchina dal parcheggio. Basta tirare avanti di un’ora la lancetta e il gioco è fatto.
Trucco semplice e collaudato. Uno stratagemma classico che evita, grazie al costante ‘aggiornamento’ dell’orario di arrivo nel parcheggio, di prendersi una multa per divieto di sosta al passaggio del vigile. Se non fosse che gli agenti di polizia non sono nati ieri e sono perfettamente a conoscenza del trucchetto. Così ne hanno inventato uno loro per cogliere in castagna i furbetti del disco orario.
Segni di gesso sullo pneumatico: ecco perché se li vedi sei finito nei guai
Insomma, non sempre il trucchetto del disco orario funziona. Il contro-escamotage dei vigili per stanare i furbetti è in uso da molti anni, in alcuni posti più che in altri, e diversi automobilisti ne hanno già sentito parlare.
Un testimone di Corbetta (cittadina in provincia di Milano) racconta di essersi accorto di una linea bianca segnata sulle gomme della sua macchina con un gessetto. Stava per mettere in atto il solito, semplice trucchetto: sveglia sul cellulare che avverte quando mancano 5 minuti alla scadenza del termine, discesa veloce in strada per spostare il disco orario un’ora avanti e la cosa è fatta.
Quella volta però ha subito notato quei segni. Lì per lì non ha dato grande peso alla cosa, meno che meno ha pensato ai vigili. Poteva essere uno scherzo o il gesto di qualche malvivente? E come poteva esserlo, non essendoci danni all’auto e alle gomme?
Chi ci fosse dietro quei segni sugli pneumatici lo avrebbe scoperto un mese dopo, quando a casa sua si è materializzata una multa per divieto di sosta con riferimento all’uso scorretto del disco orario. È allora che, in un baleno, ha realizzato quale potesse essere il significato di quei segnetti bianchi tracciati col gesso.
Come funziona il contro-trucchetto dei vigli
La multa recapitata a casa lo ha fatto immediatamente pensare a quegli strani segni sulle gomme. A farli, ha pensato l’automobilista – che ha ammesso senza particolari problemi di essere un habitué del trucco del disco orario per parcheggiare ore e ore sempre nello stesso posto – dovevano essere stati i vigili urbani locali. Per controllare che l’auto, una volta passato il limite di tempo massimo indicato dal disco orario, fosse rimasta sempre allo stesso posto senza essere spostata dal proprietario.
Il funzionamento dell’espediente è semplice. Se al loro secondo passaggio nel parcheggio i vigili dovessero trovare il segno bianco sempre nella stessa posizione la conclusione sarebbe obbligata: l’automobilista ha usato il trucco del disco orario spostando avanti le lancette per eludere la norma del Codice della Strada.
Che dire? Di certo il metodo antifurbi della polizia locale per una volta ha spiazzato, per astuzia, anche la fantasia dei furbetti.