Ci sono alcune frasi dei genitori che, anche se dette con leggerezza e senza la volontà di ferire, possono far male ai figli. Eccole tutte
Nessuno nasce genitore: per quanto questa sembri e sia una frase fatta, in realtà è proprio così. Quando nasce un bambino, nascono anche una mamma e un papà che devono imparare a conoscere quella nuova persona che è venuta al mondo, con le sue caratteristiche e le sue peculiarità. L’equilibrio famigliare è quindi sempre in movimento e si modifica via via che le personalità si formano, si incontrano e si scontrano. Per quanto possa capitare di non andare d’accordo, però, ci sono alcune frasi dette dai genitori che, per i figli, sono veri e propri macigni.
Proprio perché nessuno nasce genitore e quindi non esiste un manuale della mamma perfetta o del papà impeccabile è normale sbagliare, ogni tanto. L’importante, in famiglia, non è tanto l’essere sempre nel giusto quanto il volere il meglio per tutti, quindi saper ammettere quando si ha sbagliato o si ha esagerato e voler apprendere dei modi utili e costruttivi di confrontarsi e di esprimere i propri punti di vista. Ecco le frasi che i genitori non dovrebbero mai pronunciare, poiché distruttive ed indimenticabili per i figli.
La più classica delle classiche: smettila di piangere!
Immaginiamoci la situazione, se non l’abbiamo mai vissuta: il nostro bambino sta piangendo da minuti interminabili per un problema che, a parer nostro, è inesistente o minimo. Non c’è frase, abbraccio o distrazione che lo consoli e la sua disperazione sembra incontrollabile ed insanabile. Soprattutto se si è in un luogo pubblico con altre persone, la tentazione di dirgli di smettere di piangere è tanta: viste con gli occhi di un adulto, le sue frustrazioni sembrano minime. In realtà, però, con il pianto il bambino esprime un’emozione negativa che, in quel momento, non sa far emergere in altro modo.
Se lo si vuole aiutare, invece che incalzarlo di fare silenzio, gli si può proporre qualche emozione chiedendogli se la sta provando: “Sei triste perché è finita la vacanza?”, “Sei stanco perché è tardi?”, “Sei arrabbiato perché volevi quel giocattolo?”. Ricordiamoci che i bambini non hanno tutti i nostri strumenti di gestione della rabbia e che, sebbene siano piccoli, anche loro vivono i loro piccoli drammi quotidiani!
Fallo, perché te lo dico io
Nell’educare un bambino, non è sempre facile mantenere la calma e rispondere ai migliaia di perché che pone durante un’intera giornata. Di fronte a certe imposizioni e a certi obblighi percepiti dal bambino come inutili, come quello di sistemare la sua cameretta, può trovarsi a chiedere quale sia il motivo per cui deve farlo e il genitore, spesso, risponde: “Fallo perché te lo dico io!“. Questo tipo di risposta, però, non è affatto costruttiva poiché impone al bambino una volontà dell’adulto senza che lui possa capire il motivo per cui gli è stato affidato quel compito.
Inoltre, se c’è già della rivalità tra genitore e figlio, il dire che deve fare qualcosa per volontà dell’adulto può creare in lui ancora più nervosismo e può portarlo a non completare i suoi compiti proprio per fare uno sgarro al genitore. Sebbene sia stancante, quindi, i genitori dovrebbero cercare sempre di motivare le proprie decisioni e le proprie richieste.
Sei esagerato!
Ritornando nella situazione del pianto di prima, un’altra frase detta e ridetta dai genitori è quella che giudica la reazione emotiva del bambino come eccessiva e smisurata rispetto al reale torto subito. Di fatto, però, se ci si pensa è impossibile ed anche sbagliato misurare le emozioni altrui e se questo è valido per gli adulti, lo è tanto di più per i bambini che non hanno ancora gli strumenti necessari a ponderarle e a gestirle. Al posto di dirgli che sta esagerando, gli si può chiedere di parlare di quello che lo sta facendo piangere, aiutandolo a trovare una soluzione o spiegandogli perché non ci si può fare niente.
In generale, è sempre meglio sostenere i propri figli anche nell’esprimere le sensazioni negative: li aiuterà a capire che solo buttandole fuori le si può davvero espellere e risolvere. Al contrario, chiuderle dentro di sé e sfogarle in manifestazioni rabbiose incontrollate non fa altro che inasprire i rapporti con sé stessi e con gli altri.
Allo stesso modo, anche invalidare la sua esperienza e dirgli frasi come “Non è così male come pensi, la supererai” quando, ad esempio, finisce la sua prima storia d’amore negli anni dell’adolescenza può farlo sentire poco capito. In questi casi è utile invece sostenerlo nel suo momento di dolore, condividendo con lui la fatica di quel momento così difficile e dandogli gli strumenti per affrontarlo, magari chiedendogli esplicitamente cosa si può fare.