L’ipocrisia è una piaga subdola quanto diffusa, fonte di amare delusioni ed enorme malessere esistenziale. Ecco come smascherarla.
Bello fuori, marcio dentro. Così è l’ipocrita. E da che mondo è mondo ce ne sono tanti, troppi in circolazione. Basti pensare che persino Gesù 2000 e rotti anni fa ammoniva di guardarsi bene dai sepolcri imbiancati, immacolati all’esterno ma corrotti all’interno. L’ipocrisia è la maschera di chi ha un aspetto presentabilissimo, un tono affabile e modi suadenti, ma alla prima occasione utile colpisce la sua vittima alle spalle senza pietà e con il massimo del cinismo. L’unica arma di difesa contro queste persone è smascherarle e allontanarle prima che possano turbare la nostra esistenza. Come? Non è poi così difficile…
La persona ipocrita è in realtà meno abile di quanto possa sembrare. Nel senso che prima o poi (meglio prima che poi), se teniamo gli occhi bene aperti e le orecchie ben dritte, qualche indizio sulla sua vera natura viene fuori. Sta solo a noi cogliere il segnale rivelatore e, a quel punto, troncare ogni rapporto con lui o lei. Il narcisismo sfrenato dell’ipocrita è la sua arma più letale, ma anche il suo più grande limite. Vediamo insieme perché.
Innanzitutto, l’ipocrita è sempre pronto a parlar male degli altri. Specie di chi può mettere in ombra i suoi presunti meriti e ostacolare la sua smania di protagonismo. Sa agitare come pochi altri il “venticello” della calunnia, disseminando a piene mani critiche e bugie. E non è mai disposto a mettere in discussione le sue granitiche certezze o a farsi venire qualche dubbio sull’effettiva bontà del suo operato. Chi osa contraddirlo/a è gettato immediatamente nel campo nemico, o peggio ancora aggredito a suon di insulti e cattiverie, perché ha osato sfidare la “sua” verità.
Non è tutto. L’ipocrita di solito si autoproclama maestro di morale ed esempio di virtù. Lui/lei non ha difetti, non commette errori né peccati, è un modello di vita senza eguali – o almeno così crede. A ben vedere, infatti, è l’incarnazione perfetta del detto “predicare bene e razzolare male”. E la sua è la classica morale dei moralisti: vale per gli altri ma non per sé. Come può riuscire in questo gioco di acrobazie della personalità? Semplice: ha una malattia dell’anima che lo fa apparire l’esatto contrario di quel che è realmente. Ma guai a credere che sia felice: la sua vita è un deserto arido e desolato.
Va da sé che l’ipocrita è sempre inaffidabile, in quanto falso e in cattiva fede. Parla tanto (anche di cose che non conosce), ma realizza poco (o niente). Non coltiva progetti di ampio respiro, non profonde le sue energie in una nobile causa: naviga a vista e vive alla giornata. E non riesce ad ascoltare gli altri, tanto è pieno di sé e dei suoi oscuri pensieri. In buona sostanza, l’ipocrita è un inconcludente. Già questo rapido identikit dovrebbe illuminarvi sul vostro giro di frequentazioni più o meno strette. Se leggendo quanto sopra vi è venuto in mente qualcuno dei vostri amici, parenti o conoscenti, mettetevi in allerta!
Come detto all’inizio, l’ipocrisia è purtroppo un male comune, ovviamente con diversi gradi di intensità, per cui non è facile scegliere una linea di difesa. La prima regola è quella di fare una scrematura tra le persone di cui possiamo fare tranquillamente a meno, ignorandole ed escludendole del tutto dalle nostre vite, e quelle a cui siamo invece inevitabilmente vincolati, per motivi di lavoro, parentela, convivenza forzata (si pensi ai vicini di casa). Nel secondo caso la faccenda si complica. Discutere e affannarsi nel tentativo di salvare la relazione, col rischio di uscirne logorati e spossati, oppure accendere un conflitto dall’esito incerto (ma probabilmente negativo su tutti i fronti)?
La situazione va analizzata con calma e le mosse devono essere graduali e ben studiate. Se c’è la famiglia di mezzo, per esempio, chiudere un occhio e scendere a un piccolo compromesso potrebbe – e sottolineiamo potrebbe – essere il male minore. Ma se siamo coinvolti in prima persona è sempre bene affrontare la falsità a viso aperto. A volte prendere un po’ le distanze può essere salutare per entrambe le parti. Una leggera ironia, invece di un severo rimprovero, può essere un’utile valvola di sfogo e uno stimolo “soft” alla riflessione per il presunto ipocrita di turno. L’importante è far capire che abbiamo capito, e che ci teniamo in guardia. A volte già questo produce cambiamenti miracolosi…
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