Si può e conviene fare una causa per pochi euro? Il 90% sbaglia la risposta ma è utile saperlo

Fare causa per pochi euro: si può? Come stanno le cose? Pochissimi sanno cosa dice la legge sul tema, ma saperlo può essere utile.

Di solito prima di iniziare una causa ci si sofferma a calcolare i pro e i contro dal punto di vista economico. Sotto questo profilo, fare una causa per qualche decina di euro sembra immediatamente poco conveniente. Il gioco non vale la candela, dato che le spese sarebbero più elevate della somma esigua, o perfino irrisoria, che andremmo a raccogliere in caso di vittoria.

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Ha senso fare causa per una cifra irrisoria? Pochissimi lo sanno – grantennistoscana.it

Ma non sempre chi fa causa ne valuta la convenienza economica. Ad esempio la motivazione della causa potrebbe essere di natura ideologica: è l’ambito delle cosiddette “questioni di principio”. Per affermare davanti a tutti di avere semplicemente ragione. Oppure per infastidire la controparte e attestare con forza i propri inalienabili diritti.

Il punto è: quale dovrebbe essere l’atteggiamento di un giudice davanti a una pretesa tanto esigua? Insomma, potremmo fare causa anche soltanto per una manciata di euro?  Sembrano domande fuori dal mondo, ma a dire il vero riguardano aspetti molto importanti, in particolare per i diritti dei consumatori.

Fare causa per importi minimi, cosa dice la legge italiana

In questo senso le coordinate da seguire nel caso di cause per importi minimi sono quelle offerte da una parte dalla Corte di Cassazione (con la sentenza n. 1565 del 2017), dall’altra dalla legge sulla class action introdotta dal Decreto Cresci Italia.

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Cosa prevede l’ordinamento italiano nel caso delle cause per pochi euro? – grantennistoscana.it

Prima di tutto va detto, a mo’ di premessa necessaria, che l’ordinamento italiano non ammette cause per questioni di principio. Non basta l’interesse ideologico, in sostanza. Ogni causa deve basarsi anche su un interesse concreto, che deve essere supportato da un doppio fondamento, ovvero a) da un diritto esplicitamente riconosciuto dalla legge e b) dal fatto di aver subito un danno a causa della violazione di questo diritto.

Perciò aver semplicemente subito un torto perché una persona ha violato un nostro diritto non è una condizione sufficiente per far partire un’azione legale. Occorre anche fornire la prova di aver subito un danno.

Possiamo fare causa per qualunque danno?

Infatti per avviare una causa non è sufficiente un danno qualsiasi. Prima di tutto il danno dev’essere attuale, non soltanto un danno potenziale. Vale a dire che il danno già deve essersi manifestato o ad ogni modo bisogna che sia destinato verosimilmente a realizzarsi a breve.

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Per fare causa non basta un danno generico – grantennistoscana.it

Deve esserci l’imminenza del danno, come può essere il caso di una persona incidentata che, dopo il sinistro stradale, già ha ricevuto dal dottore la diagnosi che gli anticipa problemi di deambulazione che non gli consentiranno più di camminare in maniera normale.

Inoltre il danno non può limitarsi a un semplice disagio, come quelli affrontati da tutti nella vita di ogni giorno. Niente spazio dunque per le questioni di “lana caprina”, per dirla in termini popolari. Lo ha stabilito espressamente la Corte di Cassazione: non è ammissibile fare causa per farsi risarcire per un bus che ritarda di un solo minuto, per un taglio di capelli non a regola d’arte (se non si tratta di eventi irripetibili come le nozze, ad esempio), per un tacco rotto in un tombino e così via.

Sono tutti problemi reali ma che rientrano assolutamente nel genere di problemi con cui abbiamo ordinariamente a che fare, nella vita di tutti i giorni. Perciò, facendo parte della vita comune a ogni persona, non possono dar luogo a un’azione legale.

Cassazione: no a cause per questioni irrilevanti

Al tempo stesso anche il danno, sebbene non debba essere una somma elevata, non può nemmeno limitarsi a cifre insignificanti. Questo comporta che non possiamo fare causa per questioni irrilevanti.

Ad esempio i giudici della Cassazione hanno giudicato irrilevante la singola mail di spam. Questo sempre per lo stesso principio: anche se vietata – si trattava di un trattamento illecito dei dati – la mail di spam e il problema che rappresentava si potevano risolvere in maniera semplicissima: premendo un tasto per cancellarla.

Cosa succede se a fare causa per pochi euro è il consumatore

Attenzione, però. Applicando sempre e comunque questi princìpi i consumatori non potrebbero mai far valere i propri diritti, specialmente nel caso di prodotti difettosi. Pensiamo al papà che si accorge a casa che il gioco comprato al figlio per 15 euro è difettoso; e che magari si vede negare la sostituzione del giocattolo malfunzionante nel negozio dove l’ha acquistato.

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Quando a fare causa è il consumatore ci sono regole differenti – grantennistoscana.it

Anche in questa occasione la causa partirebbe per una somma esigua. Bene, nel caso dei diritti dei consumatori le regole sono cambiate. La legge sulla class action prevista dal Decreto Cresci Italia riconosce al consumatore il diritto di fare causa anche per un importo minimo (anche di 10 centesimi), dato che non viene prevista una soglia minima per avviarla. Perciò il consumatore può fare causa, anche in solitaria, a prescindere dalla cifra della controversia.

Condanna per importi irrisori: l’azienda può contestarla?

Al tempo stesso, come ha stabilito sempre la Cassazione, va considerata anche la posizione del produttore- fornitore, non solo quella del consumatore. Ad esempio un’azienda può contestare una condanna per importi minimi nel caso in cui sia dimostrato l’intento speculatorio degli avvocati.

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Cosa può fare l’azienda in caso di cause per importi minimi – grantennistoscana.it

Possiamo pensare a un grande studio legale che avviasse una serie di cause legali, distinte e seriali, tutte di importo irrisorio, contro una compagnia energetica, per un addebito di 5 centesimi sulle bollette del gas, per aver calcolato erroneamente l’Iva. In questo caso andrebbe bene una class action, ma non la moltiplicazione delle cause soltanto per far gravare sull’azienda fornitrice di gas tutta una serie di inutili spese legali.

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