Siete sicuri che i professionisti a cui vi rivolgete non svelino le vostre ‘confessioni’? Il segreto professionale

Alcune categorie di professionisti, soprattutto nell’ambito medico, conoscono molte informazioni private: ecco come dovrebbero comportarsi.

Quando ci rechiamo da uno specialista e raccontiamo i nostri problemi o affari personali, usciamo dalla stanza e una delle prima cosa che ci chiediamo è sempre la stessa: “racconterà a qualcun altro quello che gli ho detto“?

come funziona il segreto professionale
I medici, come molte altre categorie, sono tenute al segreto professionale – grantennistoscana.it

Anche se in teoria è una pratica scorretta, abbiamo tutti visto medici ridere dei problemi dei pazienti mentre chiacchierano con gli amici o avvocati, che raccontano per diletto i dettagli dei casi che passano sotto le loro mani.

Tutelarsi, in realtà, è impossibile: tutti quanti parliamo di quanto ci succede durante la giornata con amici e famiglia quando la sera rientriamo a casa. Questi professionisti, probabilmente, non faranno eccezione. Ma come tutti sappiamo, queste figure sarebbero sottoposte al cosiddettosegreto professionale“. Vediamo di seguito di cosa si tratta e le sue possibili applicazioni nel sistema italiano.

Quali sono le professioni sottoposte a segreto professionale?

In Italia ci sono diverse figure che dovrebbero mantenere la riservatezza su quanto detto loro dagli utenti dei loro servizi. A stabilire quali sono i professionisti che devono mantenere questo segreto è l’articolo 200 del Codice di Procedure Penale. Le categorie in questione sono:

  • i medici e tutte le professioni sanitarie: chirurghi, ostetriche, infermieri ma anche farmacisti e operatori sanitari;
  • avvocati, notai e tutti i consulenti tecnici che mettono mani ai casi di dibattito dei privati cittadini;
  • gli investigatori privati;
  • gli ufficiali religiosi che ricevono le confessioni dei credenti.

In alcuni casi è stato esteso il segreto professionale anche a consulenti del lavoro, commercialisti e assistenti sociali.

Il segreto professionale per i medici e le professioni sanitarie

Il segreto professionale è un fattore molto importante nel rapporto tra medico e paziente. Non solo, è anche un dovere etico e deontologico prima ancora che giuridico.

Il segreto professionale significa che il professionista sanitario deve mantenere riservate tutte le informazioni che vengono a conoscenza durante la relazione tra medico e paziente. La riservatezza è obbligatoria a prescindere da come queste informazioni siano state ottenute: risultati di analisi, problemi condivisi direttamente dal paziente o letti sulla sua cartella clinica, intuiti tramite le visite mediche.

il dottore deve mantenere il segreto professionale
Tutto ciò che un dottore sa a proposito del paziente deve rimanere segreto – grantennistoscana.it

Naturalmente, ci sono alcune eccezioni a queste regole. Ci possono essere situazioni in cui è necessario e appropriato rivelare un segreto del paziente. Ad esempio, quando la salute di un’altra persona dipende dalla divulgazione di determinate informazioni. La dottrina medico-legale distingue due tipi di ragioni valide per rivelare un segreto: quelle imperative e quelle permissive. Vediamo quali sono questi casi specifici.

Cause imperative

Le cause imperative sono le situazioni in cui c’è un obbligo assoluto, stabilito dalla legge, di rivelare il segreto. È il caso delle segnalazioni sanitarie obbligatorie, delle denunce giudiziarie, delle perizie e consulenze tecniche, delle visite fiscali, alle visite medico-legali per conto della magistratura.

In tutti questi casi, il medico ha l’obbligo di rivelare le informazioni rivelate o in ogni caso conosciute sul paziente, poiché l’interesse della collettività prevale sugli interessi del singolo individuo. È quello che accadeva nel caso del COVID, quando lo stato di salute di una persona veniva segnalato a un ente di controllo per il fine superiore di salvaguardare la popolazione.

Cause permissive

Le cause permissive, invece, riguardano i casi in cui il segreto venga rivelato con il consenso della persona interessata oppure in qualsiasi altro caso le informazioni vengano rivelate a causa di una forza maggiore e non con l’intenzione di farlo. È il caso di chi lo rivela per legittima difesa oppure quando si verifica un furto dei documenti. In tutte queste situazioni, infatti, non c’è l’intenzione di diffondere informazioni sul paziente, ma è causato da un inganno o da una situazione di necessità.

Segreto professionale e famigliari del paziente: quando è possibile avere informazioni dal medico

Molto spesso, all’interno di una famiglia, le informazioni sulla salute delle persone vengono condivise apertamente. Il medico però non può basarsi su questa convenzione e decidere di rivelare informazioni sui pazienti ai suoi famigliari. Un comportamento del genere potrebbe infatti costituire una violazione del segreto professionale.

i dottori non possono rivelare informazioni ai parenti dei pazienti
Rivelare informazioni riservate ai parenti senza il consenso del paziente potrebbe essere un reato – grantennistoscana.it

Questo accade quando il paziente vieta esplicitamente di informare i parenti sul suo stato di salute o ha specificamente indicato una persona a cui comunicare queste informazioni in modo esclusivo.

Il Codice Deontologico, all’articolo 34, ribadisce che per rivelare le informazioni a terzi è necessario il consenso esplicito del paziente, salvo quanto previsto agli articoli 11 e 12 del codice deontologico, cioè quando la salute e la vita del paziente o di altre persone sono in pericolo.

Se un paziente è ricoverato e fornisce al medico un elenco di nominativi ai quali il medico è autorizzato a rivelare le informazioni, qualsiasi persona non rientri nella lista non potrà ricevere informazioni di alcun tipo da parte del medico e del personale sanitario, neanche se si tratta di un parente o di un affetto vicino.

Un caso particolare: è giusto rivelare la condizione dei pazienti con HIV ai loro partner?

Trattandosi di un argomento molto sensibile e con varie implicazioni nella vita personale dei pazienti, spesso le regole a proposito del segreto professionale si scontrano con casi limite, nei quali è difficile stabilire con sicurezza il torto o la ragione. Uno di questi casi è quello in cui un medico si trova davanti un paziente affetto da AIDS.

Le persone che contraggono il virus possono trasmetterlo agli altri, in particolare alle persone con cui hanno rapporti sessuali. Il medico si trova quindi di fronte a un dilemma: è giusto rivelare la condizione del paziente, così da salvaguardare la salute del partner? Oppure è giusto tacere, così da proteggere le informazioni personali e la privacy del paziente?

in alcuni casi i medici possono rompere il segreto professionale
In alcuni casi, potrebbe essere necessario rivelare informazioni riservate alle persone più vicine al paziente – grantennistoscana.it

La legge sulla prevenzione dell’AIDS n. 135 del 1990 stabilisce che gli operatori sanitari che vengono a conoscenza di un caso devono fornire l’assistenza necessaria e fare tutto il possibile per preservare la riservatezza della persona assistita. Allo stesso tempo, secondo il R.D. del 3.02.1901 n. 4-5, in caso di malattie infettive o contagiose, il medico curante deve fornire istruzioni alle persone che si avvicinano al malato per evitare la diffusione dell’infezione.

La questione se sia giusto o meno informare il partner della positività al virus del paziente non ha una risposta univoca. Alcuni medici e giuristi sostengono il principio assoluto del segreto professionale, che, se violato, potrebbe compromettere la fiducia tra medico e paziente. Altri ritengono che si tratti di una situazione in cui la rivelazione è giustificata. In ogni caso, ad oggi, le informazioni sui risultati delle indagini diagnostiche relative all’HIV o ad altre malattie infettive devono essere comunicate esclusivamente all’interessato.

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