La demenza, una delle malattie neurodegenerative più diffuse e impattanti, può manifestarsi con sintomi più vistosi nella stagione estiva. Ecco quali.
La primavera di questo 2023 è stata a dir poco anomala, con piogge fitte e insistenti, temperature ampiamente al di sotto della media e un cielo quasi sempre grigio. Ma con l’inizio dell’estate, ormai imminente, il sole torna alla carica e porta con sé un’ondata di caldo torrido. In questi giorni ne abbiamo già avuto un assaggio. Vi starete domandando: cosa c’entra tutto questo con la demenza? C’entra moltissimo, anche se di primo acchito non si direbbe. Il clima condiziona profondamente la nostra psicologia e i nostri comportamenti, che ce ne rendiamo conto o meno. Scopriamo insieme perché.
A colloquio con il Daily Express, due esperti in materia hanno spiegato come il caldo e le giornate più lunghe possano aggravare alcuni sintomi della demenza. Joy Henshaw, di Wellbeing Care, avverte che i pazienti sono a rischio di sundowning, una situazione caratterizzata da “comportamento agitato al crepuscolo”, come si legge sul portale dell’associazione Alzheimer Portugal. Più nello specifico, al tramonto del sole o quando si verifica un cambiamento nell’illuminazione di un ambiente, con il passaggio da buone condizioni di luce al buio o a una scarsa visibilità, il malato diventa ancora più confuso, disorientato, irrequieto e ansioso.
Il nesso tra le alte temperature e la demenza
Il fenomeno sopra descritto “è spesso dovuto al fatto che durante i giorni più caldi, il nostro corpo diventa rapidamente disidratato“, spiega Liban Saleh, co-fondatore e CEO di CareCompare, sottolineando che “la disidratazione è più che una semplice sensazione di sete”. “È uno stato fisico che può portare a confusione, letargia e persino irritabilità. Ora, immaginate di avere già le difficoltà cognitive che derivano dalla demenza, e poi aggiungeteci questo ulteriore strato di confusione causato dalla disidratazione”. Insomma, stiamo parlando di un mix letale.
Il fenomeno può essere imputato al fatto che con l’abbassamento della luce viene meno tutta una serie di punti di riferimento. Gli oggetti sono meno nitidi, i colori si distinguono a fatica e lo spazio fisico si fa più confuso. Il che può innescare percezioni falsate e, di conseguenza, reazioni inconsulte da parte del malato, che nei casi peggiori diventa aggressivo o arriva a confondere il giorno e la notte. Per tutte queste ragioni, la “sindrome del tramonto” è un fenomeno che peggiora la normale sintomatologia dei pazienti malati di Alzheimer, le cui conseguenze possono protrarsi anche per tutta la notte.
Esiste un rimedio? E quale? Per aggirare questa situazione, “è importante mantenere il paziente in un ambiente fresco e confortevole e garantire un’adeguata idratazione. I pasti leggeri durante il giorno aiutano anche a mantenerlo soddisfatto. Il gelato è un ottimo modo per aumentare l’idratazione”, raccomanda il già citato Henshaw.
Il problema della demenza in cifre
Vale la pena di ricordare che la demenza è un termine generico usato per designare un insieme di malattie, come l’Alzheimer (che rappresenta circa i due terzi di tutti i casi), che sono caratterizzate da cambiamenti cognitivi che possono essere associati a perdita di memoria, mutamenti nel linguaggio e disorientamento nel tempo o nello spazio.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che ci siano 47,5 milioni di persone affette da demenza in tutto il mondo e prevede che questo numero possa raggiungere i 75,6 milioni entro il 2030 e quasi triplicare entro il 2050, arrivando a quota 135,5 milioni.