Una rara infezione che colpisce mani e dita: controllare e fare attenzione a questi sintomi, per riuscire a sconfiggerla in tempo.
Prendersi cura del proprio corpo e del benessere dell’organismo è una delle attenzioni fondamentali per vivere in salute, prevenire il rischio di malattie e prenderle in tempo prima che possano provocare danni irreversibili. Oggi si tratta l’argomento di una rara infezione che, in base all’entità, si manifesta con segni rossi o violacei sui palmi delle mani.
Si parla di una malattia molto rara nelle persone e, solitamente, ha dei sintomi che si rivelano improvvisamente e risultano molto gravi. Questa infezione è l’endocardite. Oggi, si cercherà di capire che cosa sia, di analizzare le cause del suo arrivo, l’effetto che provoca all’organismo e di capire quali siano i sintomi, in modo da tentare di riconoscerla all’istante, evitando conseguenze ancora più drastiche.
Endocardite: che cos’è e come riconoscere i sintomi
La British Heart Foundation ha spiegato al The Mirror, un quotidiano britannico, che cos’è l’endocardite: un’infezione rara nel rivestimento del cuore e delle valvole cardiache ed è associata ai batteri che entrano nel sangue, i quali viaggiano verso l’organo. Nella maggior parte dei casi si tratta di un’infezione, ma altre volte riconosce una eziopatogenesi non infettiva. Comunemente ha un’origine batterica, ma anche altri agenti patogeni determinano la comparsa dell’infiammazione.
Quando si è in condizioni di salute ottime, il proprio sistema immunitario riconosce e difende l’organismo dalle infezioni, anche se esse raggiungono il cuore, rendendo gli agenti flogistici innocui. In caso di danneggiamento delle strutture cardiache, invece, è più facile contrarre l’infezione nel rivestimento interno del cuore, oltrepassando l’ordinaria reazione immunitaria alle infezioni.
Nel momento in cui si verifica tale situazione, gli agenti infettivi formano una “vegetazione“, ovvero, le lesioni tipiche dell’endocardite di origine batterica, nel luogo dove è presente l’infezione, quindi, una valvola cardiaca o altre strutture del cuore. Queste vegetazioni potrebbero operare in modo analogo ai coaguli di sangue, interrompendo l’arrivo del sangue agli organi e provocando insufficienza cardiaca o, in casi più gravi, un ictus.
Nel caso in cui l’endocardite viene trascurata, può arrivare a danneggiare o anche distruggere i tessuti endocardici o le valvole cardiache, producendo difficoltà e complicazioni mediche, pericolosissime per la salute, ma anche per la propria vita. Il rischio di endocardite si presenta in determinate circostanze, come se si ha un difetto cardiaco, inoltre, particolari processi medici posso creare una batteriemia transitoria, possibile causa di endocardite. Tra queste pratiche mediche vanno considerate: tonsillectomia, adenoidectomia, chirurgia intestinale, chirurgia respiratoria, cistoscopia, broncoscopia, colonscopia e anche alcuni procedimenti dentistici.
I responsabili dell’endocardite
Come è già stato spiegato, solitamente, l’endocardite è di origine batterica, perciò i batteri sono i principali responsabili, ma non solo, anche funghi o altri microorganismi potrebbero far parte di questa categoria. Le cause possono essere cercate e trovate anche nei comuni batteri che vivono in bocca, in gola o in altre parti del corpo. Esistono diverse ragioni attraverso cui il microorganismo può entrare nel sangue, tra attività abitudinali, infezioni, pratiche mediche e manovre invasive, che andiamo subito a vedere.
Tra le abitudini quotidiane che possono provocare l’entrata del microorganismo, bisogna focalizzarsi sulla bocca, dunque, lavarsi i denti, masticare il cibo e tutti gli atteggiamenti legati al cavo orale. Ovviamente, il rischio aumenta ancora di più quando i denti e le gengive sono in condizioni poco salutari, rappresentando il portone d’ingresso per i batteri.
I microorganismi possono partire da dove è situata un’infezione già presente, per poi diffondersi nel sangue e arrivare al cuore. Inoltre, possono anche arrivare dei batteri da malattie sessualmente trasmissibili, come la clamidia o la gonorrea. I disturbi intestinali, anche, possono dare il benvenuto ai batteri nel sangue.
Se si parla di infezioni causate da pratiche mediche, bisogna tener presente che qualsiasi volta si penetra il corpo con uno strumento, c’è il rischio di introdurre batteri nel flusso sanguigno. Alcuni dei procedimenti che riguardano questo problema sono: interventi al tratto intestinale, genitale e urinario o l’asportazione delle tonsille e/o delle adenoidi. La stessa situazione vale anche per le procedure odontoiatriche, principalmente quelle che causano sanguinamento, come avulsioni o la sistemazione di un impianto.
Un altro accesso per i batteri si verifica con la presenza di un catetere o il laparoscopio. Inoltre, questi microorganismi possono entrare nel flusso sanguigno anche attraverso gli aghi per un tatuaggio o per un piercing. Chi ha problemi di tossicodipendenza e utilizza strumenti come le siringhe, specialmente se contaminate, sono una possibile causa di infezione.
Ricapitolando, dunque, i soggetti a rischio sono coloro che presentano diversi fattori per cui il cuore è più vulnerabile a infezioni, favorendo lo sviluppo dell’endocardite. Chi possiede delle valvole cardiache artificiali è più esposto alla malattia, poiché c’è la possibilità che i batteri si stabiliscano intorno alle protesi. Inoltre, coloro che presentano una cardiopatia congenita, dalla nascita, possono essere più colpiti da infezioni al cuore. Tuttavia, alcuni difetti cardiaci congeniti si sistemano chirurgicamente, in modo da ridurre il rischio dell’insorgenza dell’endocardite.
Se si soffre o si è sofferto di febbre reumatica, valvulopatie, stenosi aortica aterosclerotica, insufficienza mitralica da prolasso, degenerazione senile e altre cardiopatie, riducono l’efficienza cardiaca e peggiorano il funzionamento valvolare. Inoltre, se si è già presentata l’endocardite nel proprio organismo, in passato, questa può portare ad un danneggiamento dei tessuti del cuore e delle valvole, favorendo l’arrivo di una nuova infezione.
Chi fa uso di droghe per via endovenosa, specialmente gli eroinomani, cocainomani e chi si fa di metamfetamine in modo abituale, hanno un rischio tre volte più alto di contrarre l’endocardite, rispetto a chi non utilizza droghe o, perlomeno, non lo fa iniettandosi la sostanza. È una situazione in cui l’uso di aghi non sterilizzati e già usati è costante e ripetuta, poiché sono contaminati da batteri che permettono lo sviluppo dell’endocardite.
L’endocardite è molto più comune negli anziani e in chi è affetto da cardiopatia congenita, rispetto al resto della popolazione. Inoltre, due tipi di patologie cardiache sono associate all’endocardite batterica, poiché ne possono aumentare il rischio; la stenosi valvolare, ovvero una diminuzione del lume valvolare, che riduce l’efficienza cardiaca ordinaria; il rigurgito valvolare, invece, si presenta quando le valvole fanno fatica a chiudersi correttamente, permettendo al sangue di fluire all’indietro nel cuore.
I sintomi dell’endocardite
I sintomi dell’endocardite variano da persona a persona, ma anche dal livello più o meno grave della malattia. Essi possono essere alquanto indicativi, tuttavia, a volte, capita che si presentino in modo indeterminato. Un segnale che viene riferito correntemente e tra i più comuni è l’aumento della temperatura del corpo. Inoltre, degli approfondimenti da parte del medico potrebbero essere eseguiti a causa di un soffio al cuore, di cui l’endocardite può essere il responsabile, provvedendo anche alla valutazione delle condizioni del cuore, cercando di identificare l’agente infettivo.
Esistono due tipologie di endocardite, in base a quando i sintomi si presentano, per esempio, l’endocardite acuta si manifesta nel corso di un paio di giorni, con una degenerazione molto veloce, mentre l’endocardite subacuta si verifica in maniera lenta, in un paio di settimane o anche mesi. Quest’ultima è più ricorrente nelle persone con malattia cardiaca congenita. Ora, andiamo a vedere i sintomi, per saperli e riconoscerli in caso si dovesse presentare l’infezione.
Alcuni sintomi sono simili all’influenza, come la febbre maggiore a trentotto gradi; senso di stanchezza, debolezza e mancanza di energia (astenia); brividi; perdita di appetito; mal di testa; dolori articolari e muscolari; sudorazioni notturne elevate; senso di mancanza di respiro; perdita di peso immotivata; una pelle pallida; continua tosse; soffio al cuore; ritmo cardiaco irregolare.
Mentre tra gli altri sintomi che si manifestano, bisogna porre molta attenzione alle mani e alle dita, poiché nel trenta per cento dei casi si verificano lesioni emorragiche non dolorose sui palmi delle mani, sulle dita e sulla pianta dei piedi, chiamati Lesioni di Janeway, caratteristici dell’embolia settica, la quale può attaccare anche il palato, la cute e provocare la congiuntivite. Inoltre, anche l’edema localizzato in mani, dita, gambe e piedi, è un sintomo dell’endocardite. Fare, dunque, molta attenzione alle mani, alle dita e ai piedi, perché sono dei segnali ben definiti.
Tra gli altri sintomi troviamo la splenomegalia, ovvero, la milza ingrossata; anemia; leucocitosi; sangue nelle urine; confusione mentale; problemi tromboembolici, tra cui ictus nel lobo parietale o cancrena delle dita, emorragia intracranica, emorragia congiuntivale, infarti embolici renali o infarti splenici. Nella lista dei sintomi vanno aggiunte le patologie da immunocomplessi, come: glomerulonefrite focale o diffusa, noduli di Osler, macchie di Roth sulla retina, fattore reumatoide positivo.
I sintomi che abbiamo presentato, possono essere associati a diverse patologie, anche meno gravi, tuttavia consigliamo sempre di contattare un medico se si presentano uno dei segnali elencati sopra. L’endocardite, se non viene presa in tempo e non si pone l’attenzione dovuta, peggiora drasticamente e danneggia le strutture del cuore, con gravi conseguenze sulle condizioni circolatorie. Si potrebbero verificare delle difficoltà e complicazioni che sono fatali, perciò non si deve mai sottovalutare un qualsiasi sintomo.