Smette di lavorare il genitore e gli subentra il figlio: tutti felici con la rivoluzione delle pensioni

Una vera e propria rivoluzione delle pensioni potrebbe cambiare il mondo del lavoro per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi.

Dopo tanti anni di lavori, fatica, sveglia presto e sacrifici, arriva il momento in cui si sente l’esigenza, tanto fisica quanto mentale, di andare in pensione. In altre parole, è proprio il corpo che chiede una tregua e sarebbe giusta assecondarlo. Purtroppo però non è sempre possibile esaudire in anticipo questo desiderio. In Italia, infatti, la pensione la potremmo definire variabile proprio perché di base si raggiunge quando gli uomini hanno maturato 42 anni e 10 mesi di contributi. Per le donne, invece, questa scende a 41 anni e 10 mesi.

Come funziona la rivoluzione delle pensioni
In Italia si potrebbe attuare una vera e propria rivoluzione delle pensioni – Grantennistoscana.it

La differenza quindi è solo di un anno. Ecco perché per quanto l’età pensionabile nel nostro Paese sia fissata a 67 anni, si può comunque andare in pensione anticipata nel caso in cui si siano raggiunti prima gli anni minimi di contributi. Il mercato del lavoro così frammentato, precario e altamente flessibile però non garantisce una progettazione a lungo termine né assicura di conseguenza una maturazione congrua di contributi forse nemmeno una volta raggiunta l’età pensionabile che è rimasta invariabile anche per il 2023.

A inizio anno, infatti, l’INPS ha comunicato che il requisito anagrafico adeguato alla speranza di vita, che si era leggermente contratto a causa dell’emergenza Covid-19, non sarebbe stato modificato. Si dovrà aspettare ancora per un cambio di requisiti. Nello specifico gennaio 2025 per la pensione di vecchiaia e 2027 per quella anticipata, come precisato dalla circolare dell’Inps sulla base del decreto del ministero dell’Economia e di quello del Lavoro a ottobre 2022.

L’Italia guarda al modello scandinavo? Come funziona la rivoluzione delle pensioni pensata dal governo Meloni

Per quanto riguarda le pensioni però, sono giorni di grande fermento. Il governo Meloni, infatti, starebbe pensando di attuare una vera e propria rivoluzione delle pensioni guardando al modello scandinavo. Ma in cosa consiste esattamente e perché potrebbe far felici milioni di famiglie italiane? L’ipotesi che si sta facendo strada è la cosiddetta “pensione part time” alla svedese.

Modello pensionistico svedese
Come funziona la pensione part time in Svezia? – Grantennistoscana.it

Nello specifico, si tratta di una misura pensionistica pensata per i lavoratori che hanno già una certa età, ma non possono accedere alla pensione anticipata proprio perché non hanno maturato abbastanza contributi nel corso degli anni. In questo modo, invece, il dipendente, sia pubblico che privato, potrebbe ridurre il proprio orario di lavoro anche della metà e accedere così subito alla pensione in maniera sì anticipata, ma part-time.

In tal ottica, il part time a fine carriera potrebbe agevolare tantissimi lavoratori, proprio come accade in Svezia. Nel paese scandinavo, infatti, è permesso ad alcuni lavoratori scegliere, arrivati a 61 anni, di passare a una forma di lavoro ibrida che consente così di lavorare ancora, ma senza appesantirsi o sottoporre il proprio corpo a uno stress fisico non più gestibile col tempo che passa.

Chiunque sia interessato quindi in Svezia a questa sorta di pensione a metà con il lavoro, quattro 4 anni prima di raggiungere l’età pensionabile per accedere alla pensione di vecchiaia – ovvero dai 61 ai 64 anni – può richiedere un compenso ridotto della pensione. La restante parte di “pensione” invece proverrebbe proprio dalla metà di ore di lavoro che si svolgono ogni giorno. Ma non finisce qui. Si può anche scegliere, infatti, come ridurre l’orario di lavoro. Si può arrivare fino al massimo del 50% delle ore ordinarie.

Ma come subentra il figlio del lavoratore in questo contesto? Proprio perché l’azienda avrebbe bisogno di assumere nuova manodopera per coprire le ore vuote, si attua un vero e proprio turnover generazionale. In altre parole, sarebbero i figli, se disoccupati o con una condizione lavorativa precaria, a prendere il posto del padre o della madre.

È davvero possibile attuare la pensione part time in Italia?

Una misura del genere ovviamente ha solleticato non poco l’interesse degli italiani visto l’attuale mercato del lavoro. Ma è davvero possibile esportare il meccanismo svedese in Italia? Facciamo un attimo di chiarezza. Innanzitutto, è bene specificare come ancora il governo Meloni stia pensando alla pensione part time come un’ipotesi da prendere in considerazione per riformare il modello pensionistico italiano e non come una certezza da attuare da qui a qualche mese. Motivo per cui è sempre bene prendere al momento qualsiasi informazione con le pinze. Ma non è l’unico aspetto a cui prestare attenzione.

Pensione part time in Italia
Pensione part time in Italia sì o no? Facciamo il punto della situazione insieme – Grantennistoscana.it

A differenza di quanto accade in Svezia, un vantaggio simile si potrebbe raggiungere in Italia all’incirca a 64 anni. L’età pensionabile nostrana, infatti, è più alta. Il graduale allontanamento dal lavoro quindi avverrebbe più in là. Non è detto però che, per quanto ridotta, ci siano comunque abbastanza fondi per coprire le pensioni part time dei neopensionati. E questo specialmente se non ti attua un serio e strutturale cambio generazionale che permetta ai più giovani non solo di lavorare, ma di versare a loro volta tasse e contributi fondamentali per il sostentamento dello stesso Stato Sociale.

Senza, infatti, non sarà più possibile sostenere la pressione fiscale proveniente dalle pensioni e non solo. E non finisce qui. Non è detto che subentri il figlio al lavoratore part time. Bisognare capire quindi quanto spazio di manovra si può lasciare al datore di lavoro in termini di assunzioni, produttività e forza lavoro. Ciò non toglie che una misura simile risolverebbe non pochi problemi sia ai dipendenti che ai datori di lavoro. In questo modo i neoassunti avrebbero modo passo passo di affinare tutte le loro competenze fornite dalla stessa azienda nel caso in cui decidesse di investire proprio sul ricambio generazionale. È ancora presto quindi per fare previsioni, ma il modello svedese potrebbe essere la soluzione.

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