Stefano Tacconi, la moglie si lascia andare in dichiarazioni importanti, a tratti davvero emotive: sono i suoi occhi a parlare.
Per aver vissuto pienamente la sua epopea sportiva occorre avere i suoi stessi capelli sale e pepe o, peggio ancora, sale assoluto. Una storia nata negli anni ’80 e che lo ha fatto entrare, di diritto, nella storia del calcio italiano.
Stefano Tacconi, classe 1957, è nato a Perugia, ma calcisticamente la sua città “natale” è stata Avellino. È il 1980 e il suo allenatore ha un nome leggendario: Luis Vinicio. Al Partenio, lo storico stadio di Avellino, il portierone umbro ha iniziato la sua scalata. Sono gli anni in cui i tifosi raccontano meraviglie del loro portiere che, secondo loro “non camminava, ma volava“.
Tre anni intensi e poi il grande salto. Ad Avellino è arrivata la telefonata del presidente della Juventus, Giampiero Boniperti. La Juventus lo vuole. È il 1983 quando Stefano Tacconi sbarca nel club dove militano giocatori pazzeschi. E’ passato infatti soltanto un anno dal trionfo mondiale degli azzurri a Madrid, sotto gli occhi del presidente della Repubblica, Sandro Pertini.
Ora sono tutti lì ad accogliere il ragazzone umbro. Scirea, Tardelli, Gentile, Cabrini, Rossi, Platini, Boniek e tanti altri. Torino e la Juventus saranno la sua casa per circa dieci anni, fino al 1992. Nel suo palmares figurano 2 scudetti, una Coppa Italia e ancora oggi è l’unico portiere ad essersi aggiudicato tutte e cinque le competizioni UEFA per club: Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe, Coppa UEFA, Supercoppa Europea, Coppa Intercontinentale.
Un decennio ed una maglia che sono filtrate nella pelle e nel cuore di Stefano Tacconi. I tifosi della Juventus non lo hanno mai dimenticato. Non hanno dimenticato le sue parate così come la sua inguaribile, e ineguagliabile, simpaticissima guasconeria. Non hanno dimenticato la sua riconoscenza verso un club che ha cambiato la sua vita.
Stefano Tacconi, la grande paura
Un legame ininterrotto, che continua nel silenzio, senza che nessuno se ne accorga, ma che è sempre lì, forte, inscindibile. E quando la vita ha presentato a Stefano Tacconi un conto salato da pagare, quel filo è ritornato visibilissimo.
Un giorno come tanti. Un giorno dove il sorriso e lo spirito di Stefano allietano familiari e amici. Una sera ad Asti accade l’imprevisto, quello che non ti aspetti e che cambia completamente la tua vita e quella dei tuoi familiari. Un’emorragia cerebrale da rottura di aneurisma. Una diagnosi terribile che fa temere per la vita dell’ex grande portiere della Juventus e della Nazionale italiana.
Ogni istante, ogni minuto viene vissuto con trepidazione. La prognosi riservata e l’inizio di un percorso durissimo da intraprendere e da percorrere. Passano le settimane ed i mesi. Quel fisico possente che per anni ha sbarrato la strada ai più grandi attaccanti del mondo, sta facendo lo stesso con la malattia. Gli sta chiudendo “lo specchio” della sua porta e lentamente la sta allontanando.
C’è un giorno dell’anno che rimarrà impresso nella memoria di Stefano e dei suoi familiari. È il 22 marzo 2023, il giorno in cui l’ex numero uno bianconero viene dimesso dall’Ospedale di Alessandria. È passato quasi un anno da quella drammatica sera di Asti, ma il portierone umbro ha risposto da par suo. La strada è ancora lunga e lastricata di difficoltà, ma i suoi progressi sono sotto gli occhi di tutti e tutti hanno gli occhi umidi per l’emozione.
Raccontare un anno di paure e di speranze, di lacrime e sorrisi, di pensieri repressi e di parole urlate a squarciagola non è facile eppure Laura Speranza, ex modella e dal 2011 moglie di Stefano , ha provato a farlo in un’intervista rilasciata al settimanale Nuovo TV.
Stefano Tacconi, l’emozione scorre nei suoi occhi
Le sue parole riescono a trasmettere quel crogiolo di emozioni che una tale esperienza presenta quotidianamente ed ora che il suo Stefano continua a migliorare, quanto detto porta il gusto della liberazione.
Quel lungo periodo dove la moglie e la madre Laura Speranza non ha potuto permettersi cedimenti. Lo ha fatto per suo marito, che combatteva duramente in un letto di ospedale e lo ha fatto per i suoi figli, che hanno proseguito a vivere la loro vita, nonostante tutto. Lei, insieme ai suoi quattro figli, sono stati la medicina migliore per Stefano. Il suo corpo si è nutrito del loro amore continuo, costante, immenso. E oggi che tutto si può leggere con un po’ più di tranquillità quei momenti e quelle sensazioni rimangono incancellabili.
Stefano sa bene quanto la sua Laura gli sia stata vicino e quanta forza gli abbia trasmesso, ma lei altrettanto sa come il suo Stefano non le darà mai la soddisfazione di dirlo perché il portierone guascone ha, in realtà, un carattere chiuso. Lei, però, lo conosce meglio di qualunque altra persona e sa bene cosa prova, perché per lui “parlano gli occhi“. E si sa come questi possano dire molto di più di mille parole.