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Supermercati: interviene UE. Cambiano le etichette: ecco tutto quello che devi sapere

Attenzione alle etichette, interviene la stessa Unione Europea a sostegno dei consumatori. Ma cosa cambia esattamente?

Sempre di fretta e col tempo contato, fare la spesa è diventata ormai un’operazione automatica. Possiamo dire come sia un’abitudine a cui non prestiamo più nemmeno ormai la giusta attenzione. Miriamo a fidarci, infatti, di quello che vediamo, delegando totalmente al produttore le nostre scelte alimentari.

L’UE interviene sulle etichette fuorvianti – Grantennistoscana.it

Tuttavia, questa fiducia non è sempre ben riposta, anzi se non si presta in realtà la giusta attenzione, le etichette possono essere fuorvianti. Giusto per fare qualche esempio, in un articolo de ‘Il fatto alimentare‘ si era posto l’accento proprio sulla veridicità delle etichette riportate in confezione in merito ai presunti ingredienti pregiati che saltano subito all’occhio rispetto agli altri.

E così, nei ravioli Rana “Oro rosso” all’astice, la polpa d’astice contenuta nel ripieno in realtà è solo il 20%, per il 59% complessivo del prodotto. Stesso discorso per il risotto liofilizzato alle zucchine e gamberetti a marchio Conad. In una busta da 175 grammi per due porzioni, infatti, si possono trovare solo 7 grammi di gamberetti.

E si potrebbe continuare con tantissimi altri esempi. Ma non è questo l’unico problema legato a queste ultime. Negli ultimi giorni, infatti, la Commissione europea ha deciso di approvare una nuova direttiva volta a rendere più cristalline le diciture che troviamo al supermercato. Per una spesa non solo più consapevole, ma anche più sostenibile.

L’UE all’attacco contro le etichette ingannevoli: è la fine del greenwashing?

Per promuovere la transizione ecologica e ridurre di contro le tattiche ingannevoli delle aziende pronte a ostacolare le scelte sostenibili dei consumatori, l’Unione Europea ha deciso di intervenire con una direttiva ad hoc. Nello specifico, preme debellare le ormai consolidate pratiche di greenwashing. Ma cosa sono esattamente?

Cos’è il greenwashing? – Grantennistoscana.it

Con greenwashing si intende l’operazione di “ripulire” certe aziende che si promuovo così amiche dell’ambiente. In altre parole, si tratta di un ambientalismo di facciata pensato proprio per distogliere l’attenzione pubblica dai reali effetti negativi dei propri prodotti e della propria politica aziendale. Siamo di fronte a una strategia di marketing bella e buona, una sorta di Dorian Gray casto e puro mentre il quadro si deturpa lentamente e inesorabilmente. Ma potrebbe avere i giorni contati.

Dopo la proposta della Commissione europea, a fine marzo la commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori del Parlamento europeo ha potenziato la direttiva con obblighi ancora più stringenti per le aziende. Ma non solo. Giovedì 11 maggio i deputati hanno espresso la loro volontà di continuare il progetto di legge, migliorando innanzitutto l’etichettatura e la durata dei prodotti.

Obiettivo primario dell’UE quindi è porre fine alle dichiarazioni fuorvianti che strizzano l’occhiolino, come dicevamo prima, proprio alle più diffuse e collaudate pratiche di greenwashing rendendole più affidabili. Vediamole insieme nel dettaglio.

Come cambiano effettivamente le etichette con la direttiva dell’UE?

Ma scopriamo effettivamente come cambierà l’etichettatura e cosa potremmo trovare al supermercato e non solo. Per semplificare le informazioni dei prodotti, infatti, e non generare ulteriore confusione, tutte le etichette di sostenibilità, nessuna esclusa, si dovranno basare su un sistema di certificazione unico ancora in fase di definizione.

Come cambiano le etichette? – Grantennistoscana.it

In alternativa, queste dovranno essere stabilite da un’autorità pubblica che controllerà il lavoro delle aziende. Trattandosi, però, di una fase ancora sperimentale all’UE preme intanto che vengano rispettati i diritti dei consumatori con informazioni ambientali affidabili, comparabili e verificabili sui prodotti. Motivo per cui la proposta fa leva principalmente su tre punti.

Innanzitutto, si dovranno individuare criteri chiari che le aziende potranno seguire per per le future etichette. Queste poi passeranno al vaglio di un verificatore indipendente e accreditato. Ma dovranno cambiare anche le regole attuali sulla governance dei sistemi di etichettatura ambientale per una gestione il più possibile trasparente, sicura e affidabile.  Ecco perché verranno vietati termini cari al lessico ecologico fin troppo vaghi e generali che possono voler dire potenzialmente tutto e il contrario di tutto nel mare magnum della produzione spasmodica e incontrollata.

Insomma, termini come “rispettoso dell’ambiente”, “naturale”, “biodegradabile“, “climaticamente neutro” o “eco” non avranno più alcuna valenza senza prove dettagliate e incontrovertibili che accertino la reale condotta sostenibile delle aziende. Ma non finisce qui. Sarà vietato, infatti, ingannare il consumatore riportando in etichetta informazioni sbagliate sulla durata dei prodotti in molti casi inferiore rispetto al reale consumo.

Il problema dell’obsolescenza precoce

Ma oltre alle etichette ingannevoli, un altro problema riguarda la cosiddetta “obsolescenza precoce” che interessa sia la Terra che il portafoglio. Quante volte, infatti, ti sarà capitato di dover sostituire prima del tempo il tuo smartphone ancora in buone condizioni?

In realtà era tutto già programmato per ridurre volutamente il ciclo vitale soprattutto di apparecchi elettronici. E così, in una sorta di circolo vizioso, si acquistano sempre gli ultimi, nonché costosi, modelli.

Il problema dell’obsolescenza precoce – Grantennistoscana.it

Così, l’UE ha inserito nella lista nera tutte quelle caratteristiche e qualità che deteriorano prima del tempo qualsiasi tipo di prodotto venduto sul mercato. Un alert quindi che blocca i profitti a volte spropositati delle aziende, costrette a fornire ai consumatori maggiori informazioni sulla riparabilità dei loro dispositivi, sulla disponibilità dei pezzi di ricambio, e su tutte le pratiche che potrebbero ostacolarne la riparazione.

Ma non finisce qui. Le aziende, infatti, saranno costrette anche a collaborare attivamente per ridurre il proprio impatto ambientale. Una conquista non da poco. “Oggi il Parlamento europeo ha difeso i diritti dei consumatori“, ha dichiarato come riportato da ‘QuiFinanza‘, Miriam Thiemann attivista dell’Ufficio europeo dell’ambiente.

E rafforzato gli obiettivi di questa legge: liberare il mercato dell’UE da indicazioni ed etichette verdi fuorvianti e consentire ai consumatori di scegliere prodotti veramente sostenibili e durevoli”.

Karola Sicali

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