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Curiosità

T-shirt che passione, resta l’indumento più usato al mondo: sai perché si chiama così?

È l’indumento più amato e versatile, si adatta a ogni tipo di outfit e stagione. Ecco qualche curiosità sulle sue origine e il suo nome.

La T-shirt è senza dubbio uno dei capi di abbigliamento più iconici e diffusi a livello mondiale. Indossata da persone di tutte le età, culture e stili di vita, la T-shirt è diventata un simbolo di comfort, moda e espressione individuale.

La t-shirt è senza dubbio uno dei capi più popolari in ogni parte del mondo – grantennistoscana.it

Ma perché la T-shirt è diventata così popolare? Innanzitutto, è estremamente versatile: può essere indossata da sola in estate o sotto strati di abbigliamento più pesante durante i mesi più freddi. È comoda, leggera e facile da lavare, rendendola ideale per l’uso quotidiano. Inoltre, la T-shirt offre un’ampia superficie di stampa, consentendo l’espressione di idee, gusti personali e dichiarazioni politiche o sociali.

Ma ti sei mai chiesto perché si chiama così? Scopriamo insieme l’origine di questo nome così familiare.

Perché si chiama così?

Si potrebbero fare ore e ore di ricerca per scoprire il motivo per cui le t-shirt si chiamano così. In realtà, però, il motivo sembra essere molto semplice. Il termine “T-shirt” deriva dalla sua forma a “T”, che è la stessa forma che assume il capo quando viene steso su una superficie piana.

La T-shirt ha una struttura semplice, caratterizzata da maniche corte o lunghe, un collo a giro o a V e un corpo che copre il torso. Questo design minimalista è diventato un classico e rappresenta la base di numerose varianti e adattamenti. Tutte queste varianti, però, continuano ad essere chiamate t-shirt.

La forma di una t-shirt stesa è effettivamente quella di una “T” – grantennistoscana.it

Nonostante le t-shirt circolassero dalla fine dell’800 come indumenti per biancheria intima, bisogna attendere il 1920 affinché il termine “t-shirt” fosse incluso nel dizionario inglese.

La prima apparizione della parola “t-shirt” in un contesto più o meno formale fu in un libro di  F. Scott Fitzgerald, che la usò nel suo romanzo “Di qua dal Paradiso“: “All’inizio di settembre, Amory – munito di sei mutandoni estivi, sei mutandoni invernali, un maglione o una t-shirt, un cappotto invernale – partì per il New England, la terra delle scuole“.

Come è diventato l’indumento più indossato al mondo?

Originariamente progettata come indumento intimo, la maglietta si è trasformata nel capo di abbigliamento più diffuso al mondo. 

Questo semplice indumento è così profondamente radicato nella cultura mondiale che è facile dimenticare che, in termini relativi, le sue origini sono piuttosto recenti. La t-shirt come la conosciamo oggi nasce alla fine del XIX secolo, quando i lavoratori tagliavano a metà le loro tute per rinfrescarsi nei mesi più caldi dell’anno.

La prima maglietta prodotta in serie è stata inventata tra la guerra ispano-americana del 1898 e il 1913, quando la Marina degli Stati Uniti ha iniziato a distribuirle come indumenti di biancheria intima standard.

Brando, Dean e la ribellione

Nonostante fosse stata creata già da qualche anno, all’inizio del XX secolo era raro vedere un t-shirt indossata come qualcosa di diverso da un indumento intimo. Poi arrivarono Marlon Brando e James Dean.

Nel 1950, Marlon Brando indossò una t-shirt bianca nel ruolo di Stanley Kowalski in “Un treno che si chiama desiderio”, seguito da James Dean nel film del 1955 “Gioventù bruciata”. Grazie a questi due personaggi, la popolarità della t-shirt come capo d’abbigliamento autonomo esplose.

Gli attori popolari dell’epoca hanno contribuito alla popolarità della t-shirt (Foto Ansa) – grantennistoscana.it

La maglietta cominciò ad essere accettata come capo d’abbigliamento esterno e, in breve tempo, divenne anche associata a un movimento di ribellione. Era una scelta ribelle perché le magliette erano in realtà indumenti intimi… Era una dichiarazione politica forte“, afferma Dennis Nothdruft, curatore della mostra intitolata “Maglietta: Cultura – Sottocultura”, che ha presentato la storia della t-shirt presso il Fashion and Textile Museum di Londra l’anno scorso.

La Nascita delle stampe sulle Magliette

Verso gli anni ’50, diverse aziende a Miami, in Florida, iniziarono a sperimentare la decorazione di indumenti, ma il settore era ancora lontano da ciò che sarebbe diventato in seguito un’industria delle stampe su magliette dal valore di miliardi di dollari.

Thomas E. Dewey, politico candidato presidenziale repubblicano, creò forse la prima maglietta con uno slogan della storia. Nella sua campagna elettorale fece circolare una t-shirt con scritto “Dew it with Dewey” (un gioco di parole che sta per “Fallo con Dewey”). Al di fuori di questo, non c’erano molti esempi di magliette decorate all’epoca.

Le prime t-shirt con stampe colorate furono inventate per scopi politici – grantennistoscana.it

Più tardi negli anni ’50, una delle aziende di stampa, conosciuta all’epoca con il nome di Tropix Togs, ottenne la licenza originale per stampare sulle proprie t-shirt i personaggi di Walt Disney.

In quel periodo, le persone iniziarono a capire il profitto che si poteva trarre dalle magliette con grafiche e negli anni ’60 le innovazioni nel campo della stampa avrebbero contribuito a trasformare l’industria delle magliette in ciò che è oggi.

Da indumento a strumento di affermazione personale

Anche se la pratica di stampare immagini su t-shirt iniziò a pieno regime negli anni ’50 e ’60, bisogna attendere fino agli anni ’70 perché le magliette diventino il potente mezzo di espressione personale che conosciamo oggi. Per questo questo dobbiamo ringraziare il movimento punk.

Le stampe sulle t-shirt hanno contribuito a rendere questo indumento uno strumento di espressione personale – grantennistoscana.it

La crescente popolarità dei loghi delle band rock, insieme alle proteste contro la guerra del Vietnam, contribuì a consolidare la maglietta come piattaforma di messaggistica. Come afferma Nothdruft, si trattava di “shockare e indignare le persone e sfidare lo status quo“.

Nothdruft, nella sua descrizione della mostra, definisce la t-shirt una “tela bianca che ti associa a un movimento culturale o tribù specifica“. Nella sua forma più pura, è il capo d’abbigliamento più democratico“, ha affermato Nothdruft in un’intervista alla BBC.

Paolo Pontremolesi

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