La tricomoniasi è una malattia sessualmente trasmissibile e, per evitare esiti drammatici, è fondamentale prestare attenzione ai suoi sintomi.
In molto casi la diagnosi di tricomoniasi è particolarmente complicata e arriva in ritardo. Il problema principale è dato dal fatto che la patologia spesso si presenta senza la comparsa di alcun sintomo o con segnali che vengono scambiati per campanelli d’allarme legati ad altre malattie. Se non viene curata per tempo, tuttavia, potrebbe portare ad esiti drammatici.
Sebbene il suo nome sia sconosciuto a molti, è una delle IST (acronimo che sta per infezioni sessualmente trasmesse) più diffuse al mondo. Oltre ai rapporti sessuali (di qualsiasi tipologia), la tricomoniasi può diffondersi tramite lo scambio di biancheria intima ed asciugamani, ma anche di sex toys. Come spiegato poc’anzi, in tanti casi le persone affette da tale malattia ricevono una corretta diagnosi in ritardo.
La causa è dovuta fondamentalmente all’assenza di sintomi in chi ne soffre. Spesso accade che questi vengano confusi con segnali di altri disturbi. Tutto ciò porta i pazienti a sottoporsi alle cure anche diverso tempo dopo aver contratto la malattia. Il che potrebbe sfociare in gravi complicazioni, che vanno dallo sviluppo di infezioni o irritazioni alla sterilità sia nelle donne che negli uomini. Fino ad arrivare al cancro.
Tricomoniasi, all’origine della malattia sessualmente trasmissibile
Il termine tricomoniasi deriva da trichomonas vaginalis, ossia un protozoo cosiddetto flagellato, che rappresenta il fattore determinante nella comparsa della malattia. Si tratta di un parassita umano che, una volta all’interno dell’organismo, sfrutta le sue appendici filamentose per spostarsi nell’apparato genitale. Interessa principalmente la vagina (ricorrendo al glicogeno della sua mucosa per svilupparsi), seguita dall’uretra e la prostata.
Nonostante l’infezione colpisca soprattutto in modo asintomatico, è possibile identificarla prestando attenzione ad alcuni segnali specifici. Nelle donne – che hanno maggiore possibilità di contrarre la patologia proprio per il ruolo centrale svolto dalla mucosa vaginale nella riproduzione del parassita – si manifesta attraverso il bruciore o il prurito che interessano vagina e genitali esterni.
A questi si aggiungono perdite di colore giallo-verdastro che, solitamente, hanno un cattivo odore ed un’apparenza schiumosa. Sono possibili anche episodi di perdite di sangue. La malattia, inoltre, si distingue per l’aumento del bisogno di urinare e il dolore durante la minzione. Infine la cervice, nelle donne affette da tricomoniasi, appare con delle macchie rossastre e per questo motivo viene definita “a fragola“.
Anche negli uomini la patologia è caratterizzata da dolore e bruciore mentre si urina e al momento dell’orgasmo. E, come nelle donne, si può notare la presenza di secrezioni. Il glande, proseguendo, potrebbe essere interessato da fastidiose irritazioni. Generalmente la tricomoniasi è più difficile da diagnosticare nelle persone di sesso maschile.
Diagnosi e terapia
Gli accertamenti vengono svolti tramite un esame al microscopio delle secrezioni, vaginali o uretrali, e ricorrendo ad un’analisi del DNA del protozoo responsabile dell’infezione per poter giungere ad una conferma. Per quanto concerne il trattamento della patologia, una volta identificata viene prescritto un antibiotico metronidazolo o uno tinidazolo, se il primo non dovesse essere efficace.
Fondamentale, per i pazienti che si sottopongono a terapia, è che anche i loro partner seguano gli accorgimenti necessari. Il rischio di incappare nuovamente nella malattia, infatti, non è da sottovalutare. Ma cosa succede se una persona affetta da tricomoniasi non procede con il trattamento idoneo? In precedenza abbiamo parlato di quanto, molto spesso, sia difficile identificare la patologia, con il rischio che non venga curata nei tempi adeguati.
Le complicanze sono diverse e riguardano in particolare la sterilità che può colpire sia uomini che donne, le irritazioni che interessano il pene e le infiammazioni che a loro volta coinvolgono tube ed utero. Nelle donne incinte, inoltre, potrebbe determinare un parto prematuro oppure una gravidanza ectopica (con l’impianto dell’ovulo fecondato in aree fuori dalla cavità uterina) e un peso al di sotto della norma per il bambino alla sua nascita.
Le complicazioni del tricomoniasi
In base a quanto emerso da un’indagine svolta da un gruppo di esperti ungheresi e pubblicata nell’International Journel of Gynecology & Obstetrics, nelle persone che soffrono di tale malattia aumenta la probabilità di incappare in un’infezione da Papilloma Virus, una condizione che si collega alla presenza di lesioni (in particolare verruche sul viso, sulle mani o sui piedi) e di condilomi o papillomi, per l’appunto, alle mucose genitali.
Sebbene il Papilloma Virus possa regredire in modo spontaneo, è in grado di portare allo sviluppo del cancro. Per anni si è pensato che determinasse la comparsa di un tumore solamente nelle donne (interessando la cervice uterina), ma in realtà può colpire anche gli uomini. Lo studio ha evidenziato un incremento pari all’80% del rischio di contrarre la temibile infezione nei casi di tricomoniasi.
La ricerca ha coinvolto circa 473 mila donne negli ultimi 15 anni e, secondo le fonti, sono almeno 180 milioni le persone che ogni anno vengono affette dalla malattia. In conclusione, per prevenire la patologia è fondamentale affidarsi all’uso del preservativo durante il sesso: avere rapporti protetti, soprattutto se avvengono con partner occasionali, è tutto ciò che possiamo fare per ridurre la sua incidenza.