La truffa è così semplice da sembrare troppo banale, e forse proprio a questo deve il suo successo: chi si rivolge a un avvocato probabilmente non immagina che si possa arrivare a tanto.
Prima o poi nella vita capita a tutti di rivolgersi a un avvocato. E, diciamolo, non è mai un grande piacere. Carte bollate, aule di tribunale, sentenze non allietano la vita di nessuno. La speranza in questi casi è di trovare un professionista serio, preparato e onesto che risolva il problema in tempi rapidi e a un prezzo ragionevole. A nessuno viene in mente di verificare se il difensore al quale ci si affida è effettivamente laureato in Legge e iscritto all’Ordine degli Avvocati. E invece sarebbe necessario…
Lo sanno bene i clienti di una finta professionista che si spacciava per avvocato ma in realtà era solo una truffatrice senza scrupoli. La vicenda risale a qualche anno fa ma nei giorni scorsi se ne è tornato a parlare perché il procedimento giudiziario contro la falsa avvocata barese è giunto a un punto di svolta.
I controlli da effettuare per stanare i finti professionisti
Dal diritto del lavoro a quello di famiglia: la falsa avvocata barese millantava competenze giuridiche a 360 gradi e prometteva mari e monti ai suoi malcapitati clienti. E a parole manteneva. Il giochino le ha fruttato qualcosa come 250mila euro. Poi qualcuno si è accorto della mega truffa e il castello di carte è crollato.
Antonella Veronica Marino – questo il nome della sedicente avvocata – era finita ai domiciliari nell’ormai lontano 2016, in seguito alle denunce dei suoi “assistiti” ai quali aveva fatto credere di aver risolto ogni problema legale. Al processo la Procura ha chiesto per lei una condanna a due anni e sei mesi di reclusione. La 48enne barese è accusata di truffa ed esercizio abusivo della professione legale.
Secondo l’accusa, Antonella Veronica Marino avrebbe finto di essere un avvocato esperto in diversi settori, arrivando persino ad allestire uno studio professionale in casa per raggirare così 15 clienti in difficoltà economiche. A seguito delle denunce presentate da un gruppo di vittime è stata aperta un’inchiesta, e nel 2016 la donna è finita agli arresti domiciliari. Il trucco era più o meno sempre lo stesso: convinceva i clienti di aver risolto il contenzioso grazie ad un accordo stragiudiziale, per merito alla sua mediazione, e scattava la parcella. Ora deve vedersela con la giustizia.