WhatsApp e Telegram sono due tra gli strumenti più utilizzati dai truffatori per colpire le proprie vittime: fate attenzione a questi messaggi.
Fino a qualche anno fa le vittime delle truffe erano principalmente cittadini anziani che ingenuamente facevano entrare in casa dei malintenzionati o che, rispondendo al telefono di casa, condividevano i propri dati bancari. Solitamente le truffe giravano attorno a controlli del contatore del gas oppure si basavano su una finta proposta commerciale porta a porta, o telefonica.
In quel periodo c’era il timore di lasciare un genitore anziano solo in casa e spesso venivano condivisi appelli televisivi in cui si invitavano le persone più fragili a non aprire a nessuno che non fosse atteso. La prudenza spesso era salvifica e permetteva di arginare il fenomeno delle truffe porta a porta e telefoniche.
Questo genere di truffe al giorno d’oggi sono state del tutto soppiantate da quelle via web. Grazie alle nuove tecnologie, infatti, è possibile raggiungere un maggior numero di utenti e dunque di potenziali vittime con un minor sforzo. Il primo passo che i truffatori devono compiere è quello di procurarsi un elenco di numeri telefonici, lista che possono trovare sul dark web e acquistare per dare avvio alla loro campagna di phishing.
Una volta ottenuti i contatti, i malintenzionati devono ideare una truffa che possa essere credibile per una percentuale di persone. Generalmente si tratta di comunicazioni riguardanti premi in denaro, offerte vantaggiose oppure problematiche riguardanti il conto in banca la carta prepagata o il finanziamento. L’intento iniziale nei primi due casi è ingolosire la vittima, negli altri quella di indurre timore, ma finalità è la stessa: spingere la vittima a condividere i propri dati.
Come riconoscere una truffa via web
Esattamente come accadeva quando le truffe erano “analogiche”, anche adesso che il pericolo è più subdolo e si annida in semplici messaggi di testo, la polizia vigila e cerca di educare i cittadini alla sicurezza. A cadenza quasi settimanale, la Polizia Postale individua una nuova minaccia e la rende pubblica allo scopo di salvaguardare il maggior numero di potenziali vittime, ma anche di insegnare ai cittadini meno scafati come riconoscere i tentativi di truffa tramite i social, le mail e le app di messaggistica istantanea.
Al giorno d’oggi le truffe più diffuse sono i phishing, ovvero dei messaggi inviati alle vittime con le quali si cerca di convincerle a condividere i propri dati su una piattaforma creata appositamente per il loro raccoglimento. Di recente si è diffusa una variante della stessa truffa conosciuta come smishing, in cui il truffatore utilizza il contatto di un’azienda o una banca nota, per convincere la vittima che ci siano problemi all’account e sia necessario condividere i dati.
In linea di massima è possibile riconoscere questi tentativi di frode attraverso un paio di caratteristiche. I messaggi tendono ad illudere l’utente con promesse troppo belle per essere vere oppure tendono a spaventarlo con problematiche riguardanti i risparmi. Inoltre tutti questi messaggi contengono alla fine un link che reindirizza su una pagina web.
Come difendersi dal phishing
La prima difesa da questi tentativi di frode sono la razionalità e la calma. Difficilmente vincerete qualcosa senza partecipare ad un concorso o essere clienti di fiducia di una determinata catena. Anche quando l’azienda in questione volesse premiarvi per la fedeltà, difficilmente vi regalerà denaro e probabilmente mai vi regalerà un prodotto il cui valore è molto alto. Al massimo potreste ottenere uno sconto o un vantaggio in caso di acquisto molto oneroso. Insomma qualcosa che sembra vantaggioso, ma che di fatto è un incentivo a spendere e fa guadagnare anche l’azienda o la catena di negozi in questione.
Anche per quanto riguarda i tentativi di terrorizzarvi calma e razionalità sono le principali armi per difendervi. Una banca in cui siete correntisti vi potrebbe informare di un problema relativo ad un conto corrente, ma non lo farebbe tramite messaggio su WhatsApp o sms ed in ogni caso non vi chiederebbe i dati d’accesso al vostro account home banking (loro hanno il loro modo di vedere le informazioni) e nemmeno i vostri dati personali, visto che quelli che gli servono li hanno già. Lo stesso vale per i siti di e-commerce, per le finanziarie, per i social network e così via.
Ciò che deve essere chiaro e che vi salvaguarderà da qualsiasi tentativo di truffa, è che non dovete mai cliccare sui link contenuti all’interno di questi messaggi. Qualora erroneamente lo faceste, infatti, potreste aver installato nel vostro sistema un virus o un malware che consentirà all’hacker di dare ottenere informazioni dal vostro telefono o dal vostro PC. Il virus potrebbe però essere bloccato dai vostri sistemi di sicurezza e dunque potreste esservi salvati dal pericolo.
Nulla vi salverà dal pericolo, però, se una volta entrati nel sito ingannevole condividerete i vostri dati personali. Queste informazioni, infatti, servono ai malintenzionati per aggirare le password e i controlli di sicurezza dei vostri account bancari, dunque ad effettuare bonifici o spese senza attivare degli allarmi. Per la banca, infatti, sarete voi che state facendo acquisti o che state trasferendo del denaro, poiché non è stato ravvisato nessun accesso anomalo o illecito.
La truffa dei cosmetici
Il fatto che le nuove tecnologie permettano nuove tipologie di truffa, non significa che non possano essere utilizzate per trucchi più tradizionali. Recentemente la Guardia di Finanza di Chieti ha sequestrato più di mille prodotti tra cosmetici, profumi e prodotti tecnologici contraffatti trovati in una residenza a Francavilla a Mare.
I militari tenevano sotto controllo un presunto truffatore in un’operazione di salvaguardia del Made in Italy e hanno iniziato l’operazione di controllo e perquisizione della sua abitazione dopo che questo aveva ricevuto una consegna. Esaminando i pacchi appena arrivati, i finanzieri hanno scoperto un centinaio di Airpods con marchio Apple contraffatto.
Ma il grosso della merce contraffatta è stato scoperto quando è stato dato il via alla perquisizione del suo appartamento. In casa infatti il soggetto aveva un migliaio di articoli tra profumi e prodotti di cosmesi contraffatti in attesa di essere immessi sul mercato. Questo infatti li avrebbe poi venduti tramite Telegram, Facebook e WhatsApp, spacciandoli per prodotti originali.
In seguito al sequestro della merce contraffatta, il soggetto è stato deferito all’autorità giudiziaria che dovrà valutare il suo caso e giudicarlo per ricettazione e immissione sul mercato di prodotti falsi. In seguito all’accaduto, il colonnello Michele Iadarola, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Chieti ha dichiarato alla stampa: “La produzione e la commercializzazione di prodotti contraffatti determinano significative perdite di gettito fiscale, senza dimenticare i rischi per la sicurezza del consumatore per via della possibile presenza di materiale vietato per legge e altamente dannoso”.