Uno studio americano ha dimostrato che un farmaco specifico riduce il rischio per le donne di recidiva del tumore al seno: novità pazzesca
L’essere umano è caratterizzato da tantissimi dettagli, che è estremamente interessante studiare in maniera approfondita. Ovviamente, però, non parliamo affatto di una ‘macchina perfetta’ o qualcosa del genere. Il nostro corpo, difatti, è alquanto affascinante proprio nella sua imperfezione, che lo espone a dei grossi pericoli.
I problemi che incidono in maniera negativa sulla nostra salute sono sempre dietro l’angolo, per questo è bene cercare di prevenire conducendo una vita sana e impostata nel miglior modo possibile. Spesso, però, questo non accade per tantissimi motivi: errori di gioventù, lavoro, rabbia, pressione da ogni parte. La vita è una lotta continua ed in quanto tale, di frequente, contribuisce fortemente a farci perdere la retta via.
Ma esistono pure dei fattori esterni che condizionano notevolmente la nostra quotidianità, come ad esempio l’inquinamento atmosferico e l’utilizzo costante degli strumenti tecnologici. Di certo, se si vogliono raggiungere determinati obiettivi nel corso degli anni, è impossibile restare protetti a lungo fra le quattro mura di casa, cosa che non sarebbe fattibile anche per via del bisogno dell’uomo o della donna di socializzare frequentando i propri simili.
Di conseguenza, il rischio di contrarre qualche malattia non è poi così indifferente, anzi. Ed una delle peggiori, in tal senso, è senza dubbio la neoplasia, più comunemente conosciuta col termine tumore, noto pure come cancro nel caso di tumori maligni. Si tratta di una massa di tessuto, al cui interno sono presenti delle cellule, che cresce in eccesso e in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali.
Questo stato persiste, dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto tale processo. Questa è la definizione base accettata a livello internazionale, partita dall’oncologo (il medico che studia e tratta i tumori) Rupert Allan Willis. Come noto, uno dei casi più frequenti di tumore è quello che colpisce le donne, in particolare il seno.
Tumore al seno, ecco il farmaco che riduce il rischio di recidiva
L’organo in questione rappresenta una caratteristica sessuale secondaria nelle donne, oltre che uno strumento di nutrizione. Inoltre, è abbastanza delicato, motivo per cui è opportuno eseguire dei controlli periodicamente e rivolgersi a dei professionisti in caso di situazioni sospette.
Restando sul tema tumore al seno, poi, non è raro incappare in casi di recidiva. A questo proposito, stando a quanto riferisce ‘invaliditaediritti.it‘, si registra un nuovo farmaco che riduce del 25 per cento il rischio che un cancro guarito possa un giorno ripresentarsi. Qui abbiamo a che fare con una condizione differente da un nuovo cancro e, a differenza di quella iniziale, può svilupparsi anche in altre parti del corpo.
La validità della terapia è stata testata da uno studio americano condotto su oltre 5mila pazienti colpiti dal cancro e prevede l’uso del Kisqali (ribociclib), un medicinale antitumorale utile per il trattamento della mammella localmente avanzato (tumore diffuso nelle vicinanze) o metastatico (diffusosi in altre parti dell’organismo). Lo studio sopra citato, entrando ancor più nello specifico, ha riguardato solamente donne con un tumore al seno positivo per i recettori normali e negativo per il recettore Her 2.
Ribociclib autorizzato dall’Unione Europea: il motivo
Per chi non lo sapesse, è il tumore al seno più diffuso, tant’è che è riscontrabile nel 67 per cento dei casi. La nuova terapia in argomento, efficace solo per la neoplasia allo stadio iniziale, è adiuvante, ciò significa che viene prescritta dopo la chirurgia.
La ricerca è stata presentata in anteprima al congresso della Società americana di oncologia clinica e i dati ricavati saranno pubblicati sul ‘New England Journal of Medicine’. Insomma, i risultati ottenuti sono molto significativi e potrebbero rappresentare un vero e proprio punto di volta in ottica futura.
Tra l’altro, l’Unione Europea ha deciso di autorizzare l’utilizzo del Ribociclib, poiché l’Agenzia europea per i medicinali ha ritenuto che gli effetti indesiderati del farmaco siano ben individuati e gestibili. L’Agenzia, dunque, ha stabilito che i benefici sono superiori ai rischi, motivo per cui l’UE non ha posto il veto.
Effetti avversi e i dati in Italia
Questa terapia adiuvante viene già considerata come uno dei maggiori successi dell’oncologia negli ultimi anni. Ma durante lo studio i pazienti hanno subito degli effetti avversi, dopo aver utilizzato il ribociclib appunto.
Di seguito i più comuni: neutropenia (ossia la riduzione dei neutrofili in circolo, che incrementa il rischio di gravi infezioni) e dolore alle articolazioni. Molto bassi, invece, i sintomi indesiderati circa il sistema gastrointestinale e la sensazione di affaticamento. Ora bisognerà osservare i risultati a lungo termine e valutare in che modo il ribociclib incide sulla qualità di vita dei pazienti.
In Italia nel 2022 sono stati stimati 55.700 nuovi casi di tumore alla mammella e il dato relativo alla sopravvivenza è tra i più alti d’Europa. La terapia sperimentata negli Stati Uniti non è ancora approdata all’interno dei confini italiani, con i medici che sperano che ciò avvenga il più in fretta possibile. È un’opportunità che riguarda 20.000 donne ogni anno. Numeri non di poco conto.