Chi dovesse ritrovare – magari in un cassetto – dei vecchi buoni fruttiferi postali deve sapere che non sempre si riescono a incassare.
Ecco cosa bisogna controllare per sapere se, anche a distanza di anni, è possibile procedere a inoltrare una richiesta di rimborso a Poste Italiane.
Sfogliando alcuni vecchi album di famiglia la signora Teresa, 70 anni, di Aversa (provincia di Caserta), si è imbattuta in qualcosa che certo non aveva previsto di scovare tra le vecchie foto del passato. Coi vecchi ricordi infatti è riaffiorato anche qualcos’altro: non la nostalgia per il tempo perduto, ma due vecchi buoni fruttiferi postali (Bfp) del 1942, dal valore di 1.000 lire ciascuno.
Senza perdere tempo la signora Teresa si è rivolta a un consulente per farsi fare una stima del loro attuale valore. E ha scoperto così di avere tra le mani una piccola fortuna: quei due buoni ingialliti dall’incedere del tempo oggi valgono infatti la bella cifra di 85.350 euro. Frutto dell’accumulo di interessi legali, capitalizzazione e rivalutazione.
Buoni fruttiferi postali: altri ritrovamenti fortunati
Ma la signora Teresa non è l’unica ad aver fatto una inattesa scoperta mentre riassettava i vecchi album di famiglia. Una notizia pressoché identica è arrivata dal Nord Italia, precisamente da San Zeno, in provincia di Verona. È qui che una pensionata 72enne, sempre frugando tra le vecchie foto conservate in casa, ha portato alla luce non due, ma quattro buoni postali fruttiferi di vecchia data.
Anche la signora veronese si è affrettata a farseli stimare da un esperto del settore. Scoprendo a sua volta che ciascuno di quei buoni valeva ben 36.337 euro. Che moltiplicato per quattro fa un totale di 145.350 euro.
Non è finita perché, giusto poche settimane prima, è giunta la segnalazione di un altro ritrovamento. Stavolta la scoperta è avvenuta grazie alla donna delle pulizie di Anna, una signora ultracentenaria che si è inaspettatamente vista consegnare una busta che giaceva dimenticata all’interno di una vecchia macchina da cucire. Anche in questa situazione al suo interno si trovava un buono fruttifero postale risalente al 1986 e emesso a suo nome.
Il valore in vecchie lire stavolta ammontava a 50 milioni di lire. In questo caso il valore in euro era anche maggiore: il consulente infatti ha stimato che quel buono adesso vale quasi 489mila euro.
Infine c’è il caso del signore di 80 anni di Chieti che ha trovato otto buoni fruttiferi emessi tra il 1931 e il 1941 dal valore di 500, 1.000 e 5.000 lire. Erano in un cassetto della sua casa di villeggiatura. Per un valore totale, dopo la stima, pari a 163 mila euro.
Bfp, come conviene muoversi in caso di ritrovamento e come funziona con la prescrizione e il rimborso
Ad accomunare tutti questi ritrovamenti di buoni fruttiferi postali c’è sicuramente – oltre a una certa negligenza nella cura delle proprie risorse familiari – anche lo zampino della dea bendata.
Ma c’è anche la perizia del consulente e il supporto da parte di un avvocato/studio legale o di un’associazione dei consumatori per perorare la propria causa presso Poste Italiane e incamerare rimborsi più elevati. Qualche caso ha visto infatti il coinvolgimento dell’Associazione Giustitalia.
Esistono svariate tipologie di Bfp, di buoni fruttiferi postali. Di recente il Decreto rilancio ha revisionato la normativa vigente. Adesso i sottoscrittori dei Bfo dovranno prestare attenzione a eventuali modifiche – con effetto retroattivo – da parte delle Poste.
I due tipi di Bfp
Considerando le cose dal lato della tempistica, ci sono due tipi di Bfp:
- Buoni fruttiferi postali con la data. Sono considerati prescritti trascorsi 10 anni dalla data indicata sul Bfp, a volte il riferimento temporale viene indicato dal momento in cui si verifica la scadenza del rendimento.
- Buoni fruttiferi postali senza data. Nel caso in cui giorno, mese e anno non siano riportati la prescrizione viene calcolata dai 10 anni dal ritrovamento del Bfp.
Chi può chiedere il rimborso dei Bfp
A chiedere il rimborso può essere il titolare, ma anche i suoi eredi. L’importo del rimborso dovrà essere maggiorato degli interessi e rivisto sulla base della rivalutazione monetaria. C’è però una condizione da soddisfare: il Bfp non può essere incassato oltre il termine dei 10 anni di prescrizione.
E qui le cose si complicano non poco. La normativa prescrive infatti che il termine decorra a partire dal momento in cui il titolare è in grado di far valere il proprio diritto. In pratica, se l’emissione del buono risale a oltre 10 anni fa, ma il titolare (o gli eventuali eredi) lo ha recuperato soltanto in tempi recenti si può comunque chiedere il rimborso. La prescrizione infatti scatta col ritrovamento del titolo.
In questo caso però può aprirsi una partita legale dall’esito non scontato, dato che il momento del ritrovamento è un evento supportato soltanto da una delle due parti, anche se eventualmente comprovato da testimonianze di terzi. Nel caso dovesse esserci più di un erede non serve che ognuno degli eredi compartecipi alla richiesta di rimborso. È sufficiente che si muova uno soltanto degli eredi, che poi provvederà a distribuire agli altri aventi diritto la loro parte di rimborso.