Vedi facce ovunque? In tutti gli oggetti? No, non è un caso ecco cosa significa

Se anche a te capita di vedere oggetti che assumono forme familiari, in genere di volti umani, non preoccuparti: non hai le visioni.

Succede a tanti di vedere queste strane immagini che portano taluni a fare bizzarre elucubrazioni su improbabili “segni” apparsi nel cielo, magari nelle nuvole. Ma c’è un motivo ben preciso che ci porta a vedere volti dalle fattezze umane un po’ dappertutto.

Perché vediamo facce dappertutto
A volte capita di vedere immagini familiari nelle nuvole – grantennistoscana.it

Un classico esempio sono le nuvole che davanti ai nostri occhi sembrano assumere quelli che sono riconoscibili come volti umani oppure prendono le fattezze di animali o di cose. Ma perché vediamo volti in oggetti che di volti proprio non ne hanno?

Perché a volte vediamo facce dappertutto

Rivelazioni? Visioni? Inutile spingersi su un terreno così scivoloso e ben poco affidabile. Piuttosto la risposta potrebbe stare in un fenomeno psicologico ben conosciuto. Di cosa si tratta?

Tutto nasce a causa della pareidolia, dal greco parà (vicino) e eidolon (immagine). Essenzialmente si tratta di un’illusione che ci fa credere di vedere strutture ordinate e forme familiari all’interno di oggetti e immagini casuali. In questo modo arriviamo anche ad “antropomorfizzare” gli oggetti associandoli a caratteristiche umane.

Come si spiega che vediamo volti umani ovunque
Un grande classico: la nuvola che sembra un volto umano – grantennistoscana.it

Secondo gli scienziati la pareidolia, può aver aiutato i nostri antenati a sopravvivere nelle dure condizioni di un tempo. Un classico esempio, spiega Christopher French della British Psychological Society, è quello dell’uomo dell’età della pietra che pensava di sentire una tigre dai denti a sciabola nel fruscio dei cespugli (in questo caso si tratta di pareidolia acustica, che fa credere di sentire suoni significativi in presenza di rumori casuali). Di conseguenza se ne scappava via. Magari la tigre a sciabola non c’era, ma la fuga aumentava di sicuro le sue probabilità di sopravvivere e di non diventare il pranzo del temibile animale. Insomma, a entrare in azione nella pareidolia potrebbe essere soltanto il nostro ancestrale istinto di sopravvivenza.

Alcuni studi mostrano che determinate persone sono più inclini di altre alla pareidolia, come ad esempio le persone nevrotiche e di umore negativo. Alla base di questa maggiore predisposizione sembra essere la soglia di attenzione più alta verso i pericoli che porta dunque a una più elevata probabilità di individuare cose che non ci sono. Anche le donne sembrano più predisposte a vedere facce che non ci sono. I ricercatori ipotizzano che la tendenza alla pareidolia possa essere legata alla loro superiore capacità di riconoscere le emozioni decifrando le espressioni facciali.

Talvolta la pareidolia viene usata durante gli esami psicologici. Come nel caso del celebre – e controverso, essendo oggetto di numerose critiche che lo ritengono inattendibile – test di Rorschach, dove per far emergere le sue emozioni più recondite al paziente viene chiesto di dire a cosa somigliano delle immagini create con l’inchiostro sulla carta.

Spesso all’origine di pseudo-apparizioni a sfondo religioso o di avvistamenti di UFO c’è semplicemente il fenomeno della pareidolia.

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