L’OMS avverte che i casi di Virus Dengue nel mondo sono in aumento e che anche in Europa c’è il rischio di una diffusione massiccia.
Attualmente non è il caso di fare allarmismo né di farsi cogliere dal panico, ma la questione sta assumendo delle proporzioni consistenti in tutto il mondo e nemmeno l’Europa è esente dal rischio di diffusione della “febbre spaccaossa“. Questo di fatto il contenuto dell’allerta lanciato dall’OMS riguardo la diffusione del virus Dengue nel mondo, con particolare attenzione a come questa diffusione si sia ampliata nel corso degli ultimi anni.
In questo momento l’obiettivo principale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è quello di comprendere per quale ragione c’è stato questo aumento e quali potrebbero essere gli scenari futuri. L’idea di base è che la diffusione della Dengue sia strettamente collegata all’aumento delle temperature globali e dunque all’arrivo delle zanzare che ne sono il vettore di diffusione.
Ciò nonostante non bisogna sottovalutare le condizioni climatiche più umide e piovose, stando all’ultimo report dell’OMS, infatti, il vettore della Dengue prolifererebbe sia in condizioni di caldo estremo, quando la prolungata assenza di piogge causa la siccità nella zona di riferimento, sia durante i periodi eccessivamente piovosi.
Ciò che rendere il fenomeno degno di nota è il fatto che in questi ultimi anni ci sia stato un aumento di casi pari a otto volte. I continenti maggiormente colpiti rimangono le Americhe e l’Asia, ma già dal 2010 sono stati registrati i primi casi anche in Europa e nell’ultimo anno c’è stato un aumento esponenziale proprio nel nostro continente: nel 2022 sono stati registrati 71 casi, gli stessi che erano stati registrati dal 2010 al 2021.
I numeri del virus Dengue nel mondo
Ad occuparsi di fare un quadro più preciso su quale sia la situazione attuale della diffusione di questa malattia è stato Raman Velayudhan, responsabile del programma dell’OMS riguardante il controllo delle malattie tropicali trascurate. Nel presentare il proprio report, l’esperto ha presentato i numeri globali: “Stimiamo che ogni anno vengano segnalati circa 100-400 milioni di casi“, quindi è entrato nello specifico dei dati riguardanti la zona tropicale in cui si trovano i Paesi dell’America del Sud e quella del Nord: “Si tratta sostanzialmente di una stima e la sola regione americana ha riportato circa 2,8 milioni di casi e 101.280 decessi“.
I dati servono a Velayudhan a fare capire come il problema, sebbene principalmente gravoso in Asia (in quel continente vengono registrati il 70% dei casi del mondo), è da tenere sotto controllo poiché in costante aumento: “Nel 2000 avevamo circa mezzo milione di casi e oggi, nel 2022, ne abbiamo registrati più di 4,2 milioni, il che dimostra un aumento di otto volte”.
Come detto il vettore di diffusione è la zanzara Aedes, la quale è sicuramente presente in Europa già dal 2010 e che in questi ultimi anni pare sia riuscita a diffondersi in tutto il continente. Il responsabile dell’OMS spiega che dal 2010 sono stati riscontrati diversi focolai ogni anno in vari Paesi europei e attualmente il rischio di contrarre la Dengue in Europa riguarda gli abitanti di 22 Stati europei. Nonostante il rischio riguardi praticamente tutti, lo scorso anno i focolai si sono sviluppati solamente in Francia e Spagna.
Virus Dengue: quali sono i sintomi, quali i vettori e quali i rischi
Genericamente il virus Dengue non è fatale per l’uomo. Quando si viene punti da una zanzara infetta solitamente si sviluppa un improvviso aumento della temperatura corporea, seguito da mal di testa, dolore agli occhi, mialgie, disturbi gastro-intestinali, nausea e vomito. Ciò che rende riconoscibile il contatto è la formazione di eruzioni cutanee di tipo maculo-papulose.
Come detto raramente è pericolosa per l’essere umano, ma ci sono casi in cui il virus si presenta nella sua versione emorragica. In questi casi i soggetti infettati sono affetti da manifestazioni emorragiche, perdita di liquidi e trombocitopenia che nei casi meno gravi possono portare al collasso. Il rischio è che se non viene diagnosticata in tempo e curata, la Dengue emorragica possa portare alla morte dell’ospite.
I vettori dell’infezione
La zanzara Aedes Aegypti, una specie che precedentemente viveva solo nelle zone tropicali del mondo ma che a causa del surriscaldamento globale si trova adesso ovunque, è il principale vettore di questa infezione che non può essere trasmessa da un uomo ad un altro uomo.
La diffusione nelle zone maggiormente temperate del mondo pare sia portata invece dalle zanzare Aedes Albopictus, comunemente conosciute come “Zanzare Tigre“. Le zanzare infette mantengono il virus in incubazione per 4-10 giorni, ma successivamente sono in grado di infettare l’essere umano per il resto della loro vita.
Va sottolineato inoltre che se è vero che l’essere umano non può infettare un altro essere umano in maniera diretta, è anche vero che una volta che gli è stata trasmessa l’infezione potrebbe fungere da bacino infettivo. Se infatti una zanzara dovesse pungere un soggetto infetto, s’infetterebbe a sua volta e diverebbe vettore d’infezione per chiunque si trovi nella zona.
Per tale ragione, una volta diagnosticata l’infezione, il soggetto che ha contratto la Dengue va isolato e schermato da una zanzariera che impedisca agli insetti di entrare in contatto con il soggetto infetto e di conseguenza di infettare altre persone. Gli esseri umani sono contagiosi sicuramente durante il periodo febbrile (la cui durata è ingenere 4-5 giorni), ma potrebbero esserlo anche fino a 12 giorni dopo la contrazione del virus.
Diagnosi e trattamento dei soggetti infetti
Per quanto riguarda il riconoscimento della malattia e dunque la diagnosi, solitamente ci si basa sulla sintomatologia. Nei casi lievi, tuttavia, i sintomi potrebbero non bastare a identificare l’infezione e c’è la possibilità di assicurarsi che si tratti di Dengue attraverso uno specifico esame del sangue in grado di identificare gli anticorpi IgM anti-dengue.
Per quanto riguarda il trattamento della malattia, attualmente non esistono farmaci antivirali per il virus Dengue. La prassi è quella di monitorare il paziente, che nei casi di sintomatologia lieve viene messo a riposo e rifornito di liquidi utili a reintegrare quelli persi ed evitare eventuali collassi. Nei casi più gravi ai pazienti vengono somministrati liquidi per via endovenosa e vengono fatte delle emotrasfusioni per reintegrare il sangue perso durante le crisi emorragiche.
Vanno assolutamente evitati i farmaci antipiretici come l’ibuprofene e l’acido acetilsalicilico poiché potrebbero favorire le manifestazioni emorragiche. Per alleviare i dolori e i malesseri causati dalla febbre può essere utilizzato il paracetamolo. Superata la malattia, i soggetti sviluppano naturalmente un’immunità persistente al virus in questione e una temporanea ad altri sierotipi virali.