Vittorio Sgarbi palesa tutta la sua contrarietà per la campagna pubblicitaria e tira in mezzo anche la Ferragni: cosa è successo.
Diventato noto proprio per i suoi modi schietti e le sue posizioni forti, Vittorio Sgarbi più volte ha fatto notizia in questi anni per dichiarazioni su politici e personaggi del mondo dello spettacolo che hanno fatto storcere il naso a più di una persona. Il critico d’arte e politico è fatto così, quando pensa una cosa la dice senza mezzi termini e poco gli importa se nel farlo qualcuno si dovesse risentire.
In queste ore stanno facendo discutere le parole che il sottosegretario alla Cultura ha pronunciato in merito all’iniziativa pubblicitaria del governo. La campagna pubblicitaria in questione è stata lanciata ufficialmente il 20 aprile in un incontro nel quale erano presenti il Ministro del Turismo Daniela Santanché, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani e quello dello Sport Andrea Abodi. Per la campagna pubblicitaria sul turismo in Italia è stata scelta come figura principale la Venere di Botticelli, alla quale è stato persino associato un profilo Instagram dal quale verranno condivisi i successivi manifesti pubblicitari.
Vittorio Sgarbi contro la pubblicità del governo: “Sembra una cosa della Ferragni”
Probabilmente avete già visto l’immagine in questione in cui il viso della Venere di Botticelli è stato inserito sul corpo di una ragazza di oggi che mangia una pizza in una località di mare. Sullo sfondo il mare, che richiama sicuramente l’opera originale ma che vuole anche essere un richiamo per una delle attrazioni turistiche principali della nostra terra.
Ciò che Sgarbi proprio non ama è la decisione di utilizzare l’opera d’arte in questo modo: “Nel momento in cui parliamo tre ministri presentano la Venere di Botticelli vestita da ciclista, con la scritta Open to meraviglia: un paradosso. Ma la pubblicità all’Italia la fanno le opere d’arte, senza bisogno di travestirle“.
Per il critico d’arte sarebbe stato meglio lasciare l’opera d’arte nella sua versione originale e con questo include anche la nudità scelta dall’artista che l’ha dipinta. Questa rivisitazione artistica gli ricorda il post di un’influencer (probabilmente poiché lo scopo è proprio quello) ed infatti contestando la scelta dice: “È una roba da Ferragni (…) Anche così funziona lo stesso, lo ha deciso un grafico e io non voglio contraddire troppo i miei colleghi”.
Se sulla scelta grafica Sgarbi dice di poter sorvolare, sebbene abbia palesemente detto che non si trova d’accordo, ciò che proprio non riesce ad accettare è lo slogan che è stato associato all’immagine: “Ma sul piano della lingua, la contraddizione è invece loro: Open to meraviglia? Che roba è? Che lingua è?”. Il critico d’arte ha poi chiosato: “Penso solo che a volte ciò che di meglio si può fare è non fare niente”, come dargli torto?