Le quotazioni del petrolio tornano a salire e a breve si attende un nuovo aumento del costo della benzina ai distributori: il possibile scenario.
Quello del costo della benzina è un problema che si ripresenta ciclicamente. Questo perché il prezzo del carburante è strettamente legato alle oscillazioni di mercato e dunque all’aumento del costo dei barili di petrolio deciso dall’Opec, ossia dal cartello dei produttori di questo carburante fossile. Sono infatti loro a stabilire il quantitativo di barili da produrre e dunque ad influenzare il prezzo della materia prima per quei Paesi che sono invece importatori del greggio.
In questo 2023 la situazione è stata spesso difficile da gestire. Come accade infatti per il prezzo di tutte le altre materie prime commerciabili, anche il prezzo del petrolio ha risentito della crisi economica globale e del conflitto che si sta svolgendo ormai da un anno e mezzo in Ucraina (per altro la Russia è uno dei Paesi fornitori di petrolio dunque ha tutto l’interesse a mantenere alto il prezzo di vendita).
Lo scorso anno il governo Draghi era andato incontro alle esigenze degli italiani effettuando un taglio sulle accise (le tasse applicate sul costo della benzina in Italia), ma l’attuale esecutivo ha immediatamente interrotto questa misura e alle costanti richieste delle opposizioni ha risposto che il taglio non può essere replicato poiché troppo costoso per le casse dello Stato.
Va precisato che il taglio non comporterebbe un costo in senso proprio, ma una perdita di introiti. Il governo attualmente sta lavorando alla manovra 2024 ed è alla disperata ricerca di fondi per finanziare le leggi che ha intenzione di promulgare per sforare il bilancio. Una situazione delicata, che rischia di rendere ancora più complesso in finale di questo 2023 per tantissime famiglie italiane.
L’Opec estende i tagli di produzione fino a fine anno
Già da qualche mese a questa parte il prezzo del petrolio si è stabilito sui 90 dollari a barile. Da qualche ora è noto che l’Opec ha deciso di mantenere alto il prezzo fino alla fine dell’anno per rimpinguare le casse dei Paesi produttori di greggio. Chiaramente questo avrà delle conseguenze per quei Paesi, come l’Italia, che invece sono costretti ad acquistare il petrolio.
Come detto il cartello dei Paesi produttori vuole mantenere alto il costo del petrolio e lo farà attraverso un taglio produttivo. In realtà questa decisione era stata presa prima dell’estate, ma fino a poco tempo fa c’era la speranza che potesse essere limitata ai mesi estivi. Adesso invece c’è la certezza il taglio produttivo rimarrà tale in due dei maggiori Paesi esportatori.
Da Riad fanno sapere che la produzione giornaliera rimarrà di 1 milione di barili, mentre da Mosca fanno sapere che la produzione subirà un ulteriore taglio. Ad inizio estate la Russia aveva ridotto di 500mila barili la produzione giornaliera e nei prossimi mesi la ridurrà di altri 300mila. Le mosse della Russia sono in qualche modo spinte dal taglio dei ponti con le nazioni europee, visto che conta di recuperare quanto perso con la mancata vendita del gas tramite l’esportazione di petrolio.
Petrolio: le quotazioni balzano sopra i 90 dollari
In seguito all’ufficialità del taglio produttivo da parte dei due principali Paesi esportatori, il costo dei barili di petrolio si è immediatamente impennato, superando anche la soglia dei 90 dollari a barile raggiunta nel corso dell’estate. Il Brent del Mare del Nord ha subito un rialzo improvviso sforando il tetto dei 90 dollari prima di assestarsi intorno agli 89,76, mentre il petrolio texano (WTI) ha toccato addirittura i 97 dollari a barile per poi assestarsi sugli 86,69 Usd.
Con ogni probabilità, dunque, nei prossimi mesi la quotazione dovrebbe rimanere su questi standard con ovvie ripercussioni sul prezzo finale del prodotto raffinato. L’attuale prezzo è aumentato di un terzo rispetto a quello di giugno 2023, quando il costo dei barili di petrolio provenienti dalla Russia era intorno ai 70 dollari.
Previsioni sul costo della benzina in Italia
Quella appena vissuta è stata un’estate di passione per quanto riguarda il costo della benzina. Con l’inizio dell’esodo estivo per le vacanze, ai distributori i prezzi della benzina e del diesel sono arrivati alla soglia dei 2 euro ed in alcuni casi l’hanno addirittura superata. Attualmente, in base a quanto rivelato dall’ultima rilevazione del Ministero dell’Ambiente, i prezzi medi sono di 1.954 euro al litro per la benzina e 1.855 euro al litro per il diesel.
Con i valori attuali l’incremento del costo del carburante si attesta all’8,1% per la super e addirittura al 12,4% per il gasolio negli ultimi tre mesi. Il timore – abbastanza fondato – è che i nuovi rialzi del prezzo del petrolio portino a ulteriori rialzi del costo della benzina e dunque che si possa tornare a prezzi medi superiori ai 2 euro al litro.
In arrivo un bonus benzina una tantum: ma basterà?
Se con gli aumenti già registrati nel corso dell’alta stagione estiva era chiaro che il governo dovesse fare qualcosa per aiutare i cittadini con difficoltà maggiori, lo è ancor di più adesso che l’Opec ha deciso di mantere alto il costo dei barili di petrolio fino alla fine dell’anno. Da giorni si vocifera che l’intenzione è quella di elargire un bonus una tantum di 150 euro, rivolto esclusivamente alle fasce più deboli della popolazione.
Una misura tampone che sicuramente potrà aiutare le persone che hanno maggiori difficoltà economiche, ma che potrebbe rivelarsi insufficiente anche per loro, visto che lo scenario adesso delineatosi fa supporre che i prezzi rimarranno alti fino alla fine del 2023. Questo al netto di situazioni speculative da parte di alcuni gestori dei distributori di carburante che continuano ad essere denunciate dalle associazioni dei consumatori.
Nelle scorse ore Assoutenti è scesa in campo chiedendo pubblicamente un taglio dell’IVA e delle accise al governo Meloni. Il presidente dell’associazione dei consumatori, Furio Truzzi, ha spiegato infatti che i dati forniti dal Mase hanno confermato i timori esistenti già da qualche settimana sulla possibile stangata che gli utenti avrebbero dovuto patire al rientro dalle vacanze: “Rispetto a maggio un pieno di benzina costa oggi agli automobilisti 7,4 euro in più (che comporta una spesa maggiore di 177 euro circa all’anno per una famiglia considerando due pieni al mese) – afferma Assoutenti – mentre per un pieno di gasolio la maggiore spesa raggiunge quota 10,3 euro (addirittura 247 euro in più all’anno)”.