È il torneo di tennis più prestigioso al mondo, carico di gloria e tradizione. A Wimbledon vige una regola che nessuno può violare.
All’origine c’è una ragione ben precisa, anche se pochi ne sono a conoscenza. Scopriamo cos’è che non si può proprio fare sull’erba londinese.
Per gli appassionati di tennis il torneo di Wimbledon, che è arrivato proprio in questi giorni alle sue fasi finali, è da sempre qualcosa di più che una semplice competizione sportiva. Wimbledon porta con sé il peso della storia e della gloria. È sacra liturgia tennistica e tradizione secolare, più che semplice confronto agonistico.
Ad attirare l’attenzione, in questo appuntamento imperdibile, non è soltanto l’avvenimento sportivo in sé, il non plus ultra delle competizioni tennistiche, ma anche tutto ciò che gira attorno a Wimbledon. Dai vip che assistono sugli spalti al fascino del silenzio che avvolge il centrale dell’antico stadio durante i match, per non parlare delle regole singolari che da sempre contraddistinguono un torneo sportivo unico al mondo.
Come nasce la regola del bianco
Le tenute bianche dei tennisti e delle tenniste sono in effetti il biglietto da visita di Wimbledon: il simbolo che, insieme al morbido tappeto erboso tagliato con la massima cura, più rimane impresso nell’immaginario collettivo.
Ma a quando risale la regola del bianco? Possiamo dire che è una regola originaria di Wimbledon. La decisione di vestirsi tutti rigorosamente di bianco risale infatti al lontano 1877, l’anno in cui i soci dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club decisero di organizzare il primo torneo di tennis.
Per quale motivo puntarono sul bianco? Come dicevamo Wimbledon è liturgia, rito, tradizione. E come in ogni liturgia che si rispetti, i colori sono associati a una simbologia ben precisa. Il bianco è il colore delle aristocrazie, delle monarchie. Da sempre, almeno in Occidente, il bianco è un colore “angelicato” e apollineo. Associato alla luce, evoca purezza, ordine, pulizia mentale. Ma la sua candida tonalità richiama anche virtù come leggerezza, disinvoltura, delicatezza. Nonché un certo distacco che, se estremizzato, può trasmettere una qualche freddezza.
Tutte doti che ben si sposavano col formalismo, l’aria elegante e vagamente aristocratica che si respiravano all’interno del lussuoso club. Decisamente meno gradita all’aplomb tipicamente britannico dei soci era invece la sudorazione dei partecipanti, che ai loro occhi aveva l’imperdonabile difetto di trasparire ben visibile sui completi colorati.
Per ovviare all’inconveniente si impose così l’idea di far vestire tutti i giocatori con magliette e pantaloncini bianchi, cioè col colore capace di mascherare meglio le macchie di sudore che, ieri come oggi, inevitabilmente tappezzavano gli indumenti degli atleti.
In origine la regola del bianco consisteva in una breve indicazione di massima. Ma col passare del tempo, quella che inizialmente poteva sembrare solo una norma singolare è diventata, come spesso accade con gli usi liturgici, un dettagliatissimo dress code scolpito all’interno di minuziosissime tavole della legge. Al punto da aver assunto, non a caso, l’aspetto di un vero e proprio decalogo. Una regola in dieci punti che può essere consultata sul sito ufficiale del torneo di Wimbledon nella sezione “Clothing and Equipment”.
Regola del bianco, il decalogo di Wimbledon
Il total white è dunque uno dei dogmi più riveriti del tempio del tennis mondiale. Ecco cosa prevede il regolamento di Wimbledon a proposito del completo che deve essere indossato dai tennisti.
- Gli atleti devono indossare un abbigliamento da tennis che sia quasi interamente bianco (vedremo poi cosa intende e quali eccezioni sono state ammesse) e questa regola si applica a partire dal punto in cui il concorrente fa il suo ingresso nel perimetro del campo.
- Il bianco non comprende il bianco sporco o il color crema.
- Sulla tenuta da gioco non ci possono essere disegni. Al massimo può essere accettato un singolo bordo colorato intorno allo scollo e intorno al polsino delle maniche. Ma non può essere più largo di un centimetro (10 mm).
- Il colore contenuto nei motivi verrà misurato come se fosse una massa solida di colore e dovrebbe rimanere all’interno della guida di un centimetro (10 mm). Non si accettano loghi fantasiosi (formati da variazioni di materiali o da motivi particolari).
- Il retro di una camicia, un vestito, una maglia da ginnastica o un maglione deve essere completamente di colore bianco.
- Lo stesso vale per pantaloncini, gonne e pantaloni della tuta: anche loro devono essere totalmente bianchi ad eccezione di una singola striscia colorata lungo la cucitura esterna (comunque non più larga di un centimetro, 10 mm).
- Cappellini (inclusa la visiera), fasce per la testa, bandane, polsini e calzini devono essere completamente bianchi ad eccezione di un singolo bordino colorato non più largo di un centimetro (10 mm).
- Anche le scarpe devono essere quasi interamente bianche. Le suole e i lacci devono essere completamente bianchi. Sconsigliati i loghi dei grandi produttori. Le scarpe da tennis per l’erba devono rispettare le regole del Grande Slam. In particolare non sono ammesse scarpe con foruncoli intorno alle dita dei piedi. Invece il foxing intorno alle dita deve essere liscio.
- Ogni indumento intimo che è o può essere visibile durante il gioco (anche a per via della sudorazione) deve essere completamente bianco ad eccezione di un singolo bordo colorato non più largo di un centimetro (10 mm), ad eccezione delle giocatrici che possono indossare anche indumenti di colore scuro purché non siano più lunghi dei pantaloncini da tennis o della gonna.
- Supporti e attrezzature mediche se possibile devono essere bianchi, ma se si rende assolutamente necessario possono essere colorati. Un codice di abbigliamento più rilassato, invece, vige nei campi di allenamento dell’Aorangi Park.
Total white a Wimbledon, deroghe e eccezioni alla regola
Malgrado quella del total white sia una delle regole più ferree di Wimbledon, non sono mancate deroghe e eccezioni nel corso degli anni. Come nell’edizione del 2022 quando, per dare la possibilità ai concorrenti di manifestare la propria solidarietà al popolo ucraino dopo l’invasione russa del 14 febbraio, gli organizzatori decisero di derogare dalle rigide norme del dress code.
In quella occasione infatti ai tennisti venne concessa la possibilità di indossare abbigliamento e accessori coi colori gialloblù dell’Ucraina. La novità incontrò il gradimento di tanti atleti che colsero al volo l’opportunità per mostrarsi solidali con la popolazione sofferente a causa della guerra.
Strappi (più o meno forti) alla regola
Di Wimbledon è stato a lungo il dominatore incontrastato: Roger Federer, primatista assoluto di vittorie (ben otto) nel torneo. Nel 2009 King Roger si presentò in campo nell’edizione di quell’anno (che alla fine avrebbe vinto) indossando una felpa bianca con dei disegni color oro.
Insieme alla felpa aveva anche una borsa con gli stessi colori e con il marchio ben visibile della Nike, sempre di color oro. Ma The Swiss Maestro nel 2013 osò ancora di più presentandosi con delle scarpe bianche con la suola arancione, in barba al decalogo del torneo. Risultato: una multa per il super campione svizzero. Nessuna eccezione, nemmeno per lui.
Un outfit controverso fu quello con cui Annie White si presentò nel 1985 all’All England Lawn Tennis and Croquet Club. La tennista era vestita sì di bianco – e pure il cognome si addiceva bene alla regola del total white – ma dovette cambiare la sua mise per un’altra ragione. Sul terreno indossava una tuta bianchissima ma anche aderentissima al corpo. Riuscì a giocarci soltanto pochi minuti. Al primo cambio di campo l’arbitrò la richiamò invitandola a mutare abbigliamento. Quel completo era considerato, oltre che poco elegante, anche indecoroso per il palcoscenico di Wimbledon (dove, in generale, al di là della regola del bianco si presuppone una certa decenza nel vestire).
Decisamente più indisciplinato invece l’enfant terrible del tennis, il talentuoso John McEnroe. Il tennista americano, che non ha mai amato piegarsi alle regole, sfidò anche il codice di abbigliamento di Wimbledon. Accadde nel 1980, quando fece la sua entrata nel centrale di Wimbledon – dove lo aspettava una storica finale con l’arcirivale Björn Borg – con una bella fascia tergisudore rossa che gli cingeva la testa.
L’episodio forse più divertente risale invece al 2017, quando il tennista austriaco Jurij Rodionov fu rispedito negli spogliatoi dal giudice. Il motivo? Le mutande di color blu che si intravedevano sotto i pantaloncini. Per poter riprendere a giocare dovette prima sostituire l’intimo.
Il tennista ribelle e i tempi che cambiano anche per Wimbledon
Prima del 1991 André Agassi si è sempre rifiutato di partecipare a Wimbledon, salvo poi vincere sull’erba londinese l’anno successivo, nel 1992. Per quale ragione? Semplice allergia alla regola del total white. Il tennista di Las Vegas non voleva adeguarsi al dress code che imponeva anche a lui, come a tutti gli altri, il completo bianco per calcare il terreno di Wimbledon.
Wimbledon sarà tradizione, ma la tradizione non è sinonimo di fissismo. Quando serve sa stare al passo coi tempi e soprattutto con la ragionevolezza. Per questa ragione il Board ha accolto le richieste delle tenniste che avevano manifestato tutto il loro disagio per dover vestire di bianco anche nei giorni del ciclo mestruale. Le atlete che lo richiederanno potranno dunque giocare indossando degli shorts di colore scuro.